Le vittorie delle donne nel 2020 che la pandemia da Covid-19 non è riuscita ad oscurare

8 Marzo 2021

International Day For Women's Rights In Toulouse | Alain Pitton/NurPhoto

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La giornata internazionale della donna dovrebbe essere un giorno di celebrazione ma, in un anno in cui la pandemia ha colpito donne, ragazze e persone Lgbti a livello globale, può sembrare che non ci sia nulla di cui essere contenti.

Tuttavia, quest’anno, è particolarmente importante celebrare le vittorie delle donne, non solo perché c’è bisogno di qualche buona notizia, ma anche perché ci sono molti avvenimenti che danno speranza. Eccone dieci, dell’ultimo anno, che dimostrano che il cambiamento è sempre possibile, persino durante una pandemia.

1. La grande vittoria dell’onda verde argentina

Dopo anni di incessanti campagne condotte dalle attiviste, finalmente nel dicembre del 2020 l’Argentina ha legalizzato l’aborto. Ora la legge consente di interrompere la gravidanza fino alla quattordicesima settimana di gestazione e, in caso di pericolo per la salute o in caso di stupro, l’aborto sarà legale anche in un periodo successivo. Questa legge salverà delle vite: negli ultimi 30 anni, gli aborti non sicuri sono stati la principale causa di mortalità materna in Argentina.

Ciò che rende questo passo avanti particolarmente incoraggiante è il fatto che, solo diciotto mesi prima, una proposta di legalizzazione dell’aborto era stata respinta dai senatori argentini. È stato un duro colpo, ma le attiviste hanno continuato a lottare.

In quell’occasione, Mariela Belski, direttrice di Amnesty International Argentina, aveva descritto il voto del senato come “un trampolino, non come una battuta d’arresto”. Che i fatti le abbiano dato ragione a soli due anni di distanza dovrebbe essere fonte di ispirazione per tutti. Anche nei momenti difficili, quando il cambiamento potrebbe non sembrare possibile, in realtà lo è.

2. Le attiviste continuano a combattere contro leggi restrittive in materia di aborto

Abbiamo sempre più bisogno di esempi come quelli dell’Argentina. In passato, molti governi hanno agito con misure draconiane per limitare diritti sessuali e riproduttivi, spesso utilizzando la pandemia come pretesto per la repressione.

A ottobre, la Corte costituzionale polacca, molto influenzata dalla politica, ha deliberato a favore di un divieto di aborto pressoché totale scatenando delle proteste di massa da parte delle attiviste per i diritti delle donne in tutto il paese, mentre a gennaio i legislatori dell’Honduras hanno approvato una delle leggi più dure del mondo in materia di aborto. E mentre alcuni governi apportano dei cambiamenti per migliorare l’accesso all’aborto durante i lockdown, anche attraverso la telemedicina, in molti paesi l’assistenza sanitaria in campo riproduttivo si è arenata.

Tuttavia, le donne non stanno lì semplicemente ad aspettare che i propri governi facciano di meglio; prendono la situazione in mano e lanciano raccolte di firme, tengono seminari e offrono sostegno e assistenza sanitaria.

Ad esempio, in Polonia le associazioni femminili continuano a protestare, affrontando persecuzioni, arresti, procedimenti penali e uso eccessivo della forza da parte della polizia. Le attiviste hanno in programma di scendere in piazza l’8 marzo e sono previste manifestazioni anche davanti alle ambasciate polacche o ad altri edifici storici in Europa, in segno di solidarietà alle donne polacche e per il loro diritto al controllo sul proprio corpo.

Questo attivismo può avere risultati concreti, come abbiamo visto a gennaio con la depenalizzazione dell’aborto in Corea del Sud, una decisione sollecitata in parte dalla crescita del movimento #MeToo nel paese. Anche in Thailandia, il parlamento ha approvato una legge che permette l’aborto nelle prime 12 settimane di gestazione, un grande passo in avanti in un paese in cui precedentemente le donne in caso di aborto rischiavano l’arresto, indipendentemente dalla settimana di gestazione.

3. In Sierra Leone le ragazze incinte possono tornare a scuola

Nel marzo del 2020 la Sierra Leone ha abolito il divieto che proibiva alle ragazze incinte di frequentare la scuola e sostenere gli esami. Dal 2015, molte ragazze incinte sono state discriminate ed è stato negato loro il diritto all’istruzione, a danno delle loro prospettive lavorative future. Adesso, Il divieto viene giustamente relegato ai libri di storia, un passo importante verso la parità nel diritto all’istruzione.

4. La riforma delle leggi sullo stupro

A dicembre del 2020, dopo anni di campagne da parte di movimenti di sopravvissute e associazioni per i diritti umani, il parlamento danese ha approvato la normativa che definisce come stupro il sesso senza consenso. Come la maggioranza dei paesi europei, la Danimarca aveva precedentemente delle leggi obsolete che riconoscevano lo stupro solo in presenza di violenza fisica, minacce o coercizione.

Kirstine, giornalista danese, ha descritto quanto sia stato difficile ottenere giustizia dopo aver denunciato uno stupro: “La cosa peggiore è stata l’attenzione posta da polizia, avvocati e giudice a eventuali prove di violenza fisica: se io avessi opposto resistenza, piuttosto che sul mio consenso”.

Altri paesi stanno apportando delle modifiche nella stessa direzione: nel 2019 la Grecia ha emendato le proprie leggi per riconoscere che il sesso senza consenso è stupro; lo scorso anno anche la Croazia ha modificato la normativa e Spagna e Paesi Bassi hanno annunciato che prevedono di fare la stessa cosa. Cambiare le leggi non fermerà gli stupri ma è un primo importante passo verso un cambiamento di mentalità. Sancire il consenso all’interno delle leggi lancia il messaggio secondo cui i governi sono intenzionati ad agire contro lo stupro.

5. Aumentano i paesi che hanno riconosciuto il matrimonio tra persone dello stesso sesso

La pandemia è stata devastante per molte persone Lgbti. Si sono inaspriti gli ostacoli già esistenti in materia di assistenza sanitaria, occupazione e alloggio, mentre i lockdown hanno costretto molte persone all’isolamento in contesti non sicuri.

Tuttavia, persino in situazioni così difficili sono arrivate delle buone notizie. Lo scorso anno, la Costa Rica è diventato il primo paese dell’America centrale a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso e in Irlanda del Nord è stato celebrato il primo matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il Gabon ha votato per depenalizzare i rapporti consensuali tra persone dello stesso sesso e in Angola è entrata in vigore una legge che ha annullato il divieto di relazioni tra persone dello stesso sesso. Il Montenegro ha votato per legalizzare le unioni civili tra persone dello stesso sesso e la Croazia ha legalizzato l’affido per le coppie formate da persone dello stesso sesso. Giappone e Corea del Sud hanno proposto e stanno discutendo due disegni di legge che hanno lo scopo di tutelare le persone dalla discriminazione, includendo anche le persone Lgbti.

Si tratta di azioni fondamentali per garantire diritti equi per tutti. A poco a poco, paese dopo paese, la situazione sta cambiando.

6. Sono stati tutelati i diritti Lgbti sul posto di lavoro

A giugno, la Corte suprema degli Stati Uniti ha disposto che in base a quanto previsto dall’Atto sui diritti civili le persone Lgbti siano tutelate dalla discriminazione sul posto di lavoro per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. Ciò costituisce un riconoscimento, a lungo atteso, dell’uguaglianza delle persone Lgbti di fronte alla legge e un ammonimento nei confronti della riduzione delle tutele dei loro diritti umani operata dall’amministrazione Trump.

Per molte persone transgender in tutto il mondo, la pandemia è stato un periodo terribile. La chiusura dei servizi di sostegno e l’esclusione da meccanismi di protezione sociale hanno aumentato il rischio di violenza e hanno relegato le persone transgender ai margini.

In assenza di specifici pacchetti di sostegno o incentivi statali, molte persone transgender hanno dovuto fare affidamento sull’assistenza delle comunità Lgbti o transgender. Ci sono esempi commoventi di attivisti e comunità transgender che si sono uniti per sostenere chi ne aveva bisogno ma non dovrebbero essere necessari gli attivisti per intervenire in quei settori dove i governi hanno fallito.

7. Il Sudan ha abolito le mutilazioni dei genitali femminili

Il Sudan è uno dei paesi con la maggiore diffusione di mutilazioni dei genitali femminili (Mgf) a livello mondiale ma nel luglio del 2020 la pratica è stata messa fuori legge. Se tale legge sarà adeguatamente rispettata, milioni di ragazze e donne saranno protette da una vita di possibili sofferenze.

8. Sono state rilasciate le attiviste per i dei diritti delle donne

A febbraio del 2021, Loujain al-Hathloul, una delle più note attiviste saudite per i diritti delle donne, è stata rilasciata dopo quasi tre anni. Loujain ha avuto un ruolo chiave per annullare il divieto di guida delle donne ma, all’epoca della modifica della legge, si trovava in prigione per aver contestato il sistema di tutela maschile. La sua famiglia, così come le organizzazioni per i diritti umani in tutto il mondo, hanno portato avanti una campagna per il suo rilascio e adesso vogliono giustizia per Loujain e tutte le altre e tutti gli altri che sono stati torturati in carcere. Loujain resta in libertà vigilata e sottoposta a divieto di viaggio.

Sua sorella Lina ha detto: “Loujain è a casa, ma non è libera. La battaglia non è finita. Non ci accontenteremo se non con il rilascio di tutti i prigionieri politici”.

Tantissime persone restano in carcere in Arabia Saudita per il loro attivismo. La vera giustizia sarà possibile solo quando il governo riformerà le leggi repressive e inizierà a chiamare a rispondere i torturatori delle proprie azioni. Oggi, però, celebriamo una delle più coraggiose attiviste saudite dei diritti delle donne, che è fuori dal carcere.

9. Il Regno Unito ha abolito la tassa sugli assorbenti

A gennaio del 2021, dopo anni di campagne delle organizzazioni di donne, il governo del Regno Unito ha abolito la “tassa sugli assorbenti”. Nel Regno Unito, gli assorbenti erano precedentemente classificati come “beni di lusso” e per questo soggetti al 5 per cento di Iva. L’Unione europea è in fase di eliminazione della tassa sugli assorbenti in tutti gli stati membri.

10. Le proteste contro la violenza di genere sono state più forti che mai

Nel corso dei lockdown, il numero di episodi di violenza domestica è aumentato a livello globale. La pandemia ha fatto luce sulla portata del problema e ha spinto attiviste di tutto il mondo a prendere posizione.

Nel 2020, abbiamo visto innumerevoli esempi di donne che hanno fatto sentire la propria voce per rivendicare una migliore protezione dalla violenza. In Namibia, le manifestanti hanno bloccato la capitale scendendo in piazza per protestare contro la violenza sessuale e il femminicidio. In Turchia e Ucraina ci sono state grandi proteste affinché i governi non ritirassero il proprio sostegno alla Convenzione di Istanbul (il trattato regionale sulla violenza contro le donne e la violenza domestica), mentre milioni di donne in tutta l’America del Sud hanno scioperato a marzo per protestare contro violenze e disuguaglianze.

Perché è così importante far sentire la vostra voce

L’accertamento delle responsabilità è fondamentale come deterrente per chi commette violenza di genere, per farlo si può aderire alle proteste anche senza scendere in piazza.

Amnesty International sostiene la campagna giustizia per Berta Cáceres, difensora dei diritti umani honduregna assassinata cinque anni fa e per Popi e Bongeka, due studentesse uccise in Sudafrica.

Unisciti anche alla nostra campagna di protezione per Jani Silva, che ha ricevuto minacce di morte per il suo lavoro in difesa dell’Amazzonia colombiana.