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Amnesty International ha lanciato l’allarme sulla crescente crisi umanitaria relativa alle migliaia di migranti che stanno abbandonando la Libia in questi giorni.
Martedì 1 marzo, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ha dichiarato che la Tunisia potrebbe avere bisogno di assistenza nella gestione delle oltre 75.000 che hanno lasciato la Libia dal 20 febbraio. Secondo l’organizzazione, altre diverse migliaia di persone erano bloccate al freddo al confine tra i due paesi. L’Unhcr ha anche reso noto che, dal 19 febbraio, 69.000 persone sono passate in Egitto dalla Libia.
A tale proposito, Amnesty International ha chiesto agli stati confinanti con la Libia di tenere aperte le loro frontiere e fornire assistenza a chi fugge dalla violenza, come richiesto dal diritto internazionale. La comunità internazionale deve a sua volta fare tutto quello che è in suo potere per offrire sostegno immediato e assistenza alle autorità tunisine e agli altri stati che accolgono coloro che scappano dalla violenza e aiutare i migranti a tornare in sicurezza ai loro paesi di origine quanto prima, qualora lo desiderino.
Amnesty International ha anche espresso preoccupazione per quanto dichiarato dall’Unhcr, secondo cui i migranti in territorio libico provenienti da paesi dell’Africa subsahariana sono stati respinti alla frontiera tunisina.
‘Tutti coloro che sono scappati dal caos in Libia devono ricevere un rifugio dagli stati confinanti senza discriminazione, non devono vedersi negato l’ingresso né essere messi a rischio di essere vittime di ulteriori violenze‘ – ha precisato l’organizzazione.
Secondo il Dipartimento del lavoro delle Filippine, 14.000 cittadini filippini si trovano intrappolati in Libia, su un totale di 30.000 che lavoravano nel paese prima della crisi. L’organizzazione non governativa filippina Migrante – Me parla però di un numero vicino a 150.000 persone, molte delle quali nascoste a Tripoli e altre bloccate nelle aree petrolifere.
Tra gli altri lavoratori stranieri figurano 60.000 cittadini del Bangladesh e tra 2000 e 5000 nepalesi, molti dei quali alla ricerca disperata di una via d’uscita dalla Libia.
Si stima infine che in Libia si trovassero, prima della crisi, oltre un milione di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, molti dei quali provenienti dall’Africa subsahariana.
‘La comunità internazionale deve fornire aiuto all’Unhcr e agli altri organismi che si stanno occupando della crisi e deve farlo subito, prima che la situazione peggiori‘ – ha ammonito Amnesty International.
Amnesty International chiede anche che:
i paesi confinanti consentano l’ingresso a tutti coloro che arrivano dalla Libia, siano essi libici o di altra nazionalità;
i paesi riceventi affrontino i bisogni immediati di coloro che arrivano (rifugi e sistemazioni, cibo e assistenza medica) in attesa di servizi appropriati e procedure che affrontino la loro situazione più direttamente;
la comunità internazionale assista i paesi che accolgono le persone in fuga dalla Libia nelle loro immediate necessità e li assista con le risorse necessarie ad assicurare che queste persone possano arrivare in un luogo sicuro;
sia concessa ai cittadini libici la protezione temporanea in attesa che la situazione in Libia si chiarisca e che sia identificata una soluzione di lungo termine;
gli stati individuino e controllino in modo adeguato coloro che sono implicati in gravi atti di rilevanza penale, in particolare i crimini di diritto internazionale;
coloro che sono stati riconosciuti come rifugiati o sono richiedenti asilo siano avviati alle procedure d’asilo nazionale o alle procedure dell’Unhcr;
sia garantita assistenza ai cittadini di paesi terzi che non hanno chiesto protezione internazionale e che desiderano rientrare in condizioni di sicurezza nei paesi d’origine.
Firma l’appello ‘L’Italia deve agire per porre fine alle violenze in Libia’