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In un nuovo documento pubblicato oggi, Amnesty International ha denunciato che decine di persone, civili inclusi, sono state torturate e uccise o risultano scomparse da quando, cinque mesi fa, è iniziato l’intervento armato francese.
Il documento, intitolato ‘Conclusioni preliminari di una missione di quattro settimane‘, è stato diffuso in vista del dispiegamento, il mese prossimo, della forza di peacekeeping delle Nazioni Unite. Amnesty International ha svolto una missione in Mali tra maggio e giugno.
‘Le violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza del Mali a partire da gennaio sono semplicemente agghiaccianti. Continuano a violare i diritti umani senza timore di essere chiamati a risponderne’ – ha dichiarato Gaetan Mootoo, ricercatore di Amnesty International che ha preso parte alla missione in Mali.
Nel corso della missione, Amnesty International ha documentato decine di casi di detenuti, arrestati per il sospetto di avere legami coi gruppi armati, sottoposti a maltrattamenti e torture. L’organizzazione per i diritti umani ha anche documentato oltre 20 casi di uccisioni extragiudiziali e sparizioni forzate.
Mohamed Lemine e Mohamed Tidjani sono stati arrestati dalle forze di sicurezza del Mali a Timbuktu il 28 gennaio, il giorno in cui l’esercito maliano e quello francese sono entrati in città.
I loro corpi sono stati ritrovati pochi giorni dopo. Secondo il racconto di un familiare, ‘indossavano gli stessi vestiti del giorno dell’arresto. Abbiamo preferito non mostrare i corpi e abbiamo coperto le loro tombe con la sabbia’.
I delegati di Amnesty International hanno potuto incontrare oltre 80 dei 200 uomini trattenuti nel Centro principale di detenzione della capitale Bamako, in buona parte accusati di terrorismo e di altri reati.
Molti di loro hanno denunciato di essere stati sottoposti a maltrattamenti e torture e alcuni hanno riferito di non aver ricevuto cure mediche. Diversi di loro avevano ancora i segni di bruciature e tagli sulla schiena, sul petto e sulle orecchie. Ad aprile, nel Centro principale di detenzione sono morti cinque prigionieri, nella maggior parte dei casi a causa delle terribili condizioni di detenzione e dell’assenza di cure mediche.
Akassane Ag Hanina è stato attestato a Timbuktu ed è stato trasferito al Centro di Bamako il 4 aprile. Sette giorni dopo, è morto. Prima di morire aveva dichiarato ad altri detenuti di essere stato picchiato dai soldati a Timbuktu. Un compagno di prigionia ha riferito ad Amnesty International: ‘Aveva detto alle guardie che stava male ma non gli hanno dato le medicine. La notte prima di morire, abbiamo chiesto aiuto ma non si è fatto vivo nessuno fino alla mattina dopo, quando era già morto.’
Quando Amnesty International ha visitato il Centro, ha trovato diversi bambini soldato, alcuni anche di 13 anni, detenuti insieme agli adulti.
Le autorità del Mali hanno ammesso che sono state commesse alcune violazioni dei diritti umani e che su alcuni casi sono state avviate indagini, ma nessuno finora è stato portato di fronte alla giustizia.
‘Assicurare che tutti i responsabili delle violazioni dei diritti umani siano processati non è un compito facile ma è necessario per avere stabilità duratura e far rinascere un paese devastato da un conflitto durato oltre un anno e mezzo’ – ha commentato Mootoo.
Amnesty International si è detta preoccupata per il fatto che i militari francesi, così come le truppe dell’Afisma dei paesi dell’Africa Occidentale, abbiamo consegnato prigionieri alle autorità maliane, pur sapendo o avendo dovuto sapere che questi avrebbero corso il rischio di essere maltrattati o torturati.
Nel corso della missione, i delegati di Amnesty International hanno raccolto testimonianze di sequestri e uccisioni arbitrarie commessi dal gruppo armato di opposizione Movimento per l’unicità del jihad in Africa Occidentale (Mujao) nei confronti di civili sospettati di sostenere le forze armate maliane e francesi.
I gruppi armati di opposizione, tra cui il Mujao e il Movimento tuareg di liberazione nazionale dell’Azawad (Mnla) sono anche accusati di violenza sessuale contro ragazze e donne e di aver usato bambini per portare armi, cucinare e controllare i posti di blocco. Alcuni bambini sono stati anche inviati sulla linea del fronte.
‘In vista del dispiegamento della Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite in Mali, è essenziale assicurare che i soldati del Mali e tutte le altre forze armate rispettino e proteggano i diritti umani in modo che le persone che vivono nel nord del paese possano sentirsi veramente al sicuro’ – ha concluso Mootoo.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 7 giugno 2013
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