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L’11 novembre 2014 almeno nove noti attivisti contro la schiavitù in Mauritania sono stati arrestati e trasferiti in vari centri di detenzione della città meridionale di Rosso, col divieto di ricevere visite familiari.
Tra gli arrestati figurano Biram Ould Dah Ould Abeid, presidente dell’Iniziativa per la rinascita del movimento abolizionista (Ira) e candidato alle elezioni presidenziali del giugno 2015; Djiby Sow, presidente dell’organizzazione non governativa Kawtal; e Brahim Bilam Ramdhane, vicepresidente dell’Ira.
Le persone arrestate fanno parte di organizzazioni non governative per i diritti umani impegnate contro la schiavitù in Mauritania. Nella settimana che ha preceduto il giro di vite nei loro confronti, avevano girato il paese organizzando incontri pubblici, raduni e letture. L’iniziativa è stata fermata a Rosso quando la polizia ha interrotto una riunione col pretesto che non era stata autorizzata. L’Ira aveva chiesto il permesso ma il governo, con una dichiarazione scritta, l’aveva negato.
‘In Mauritania, gli attivisti contro la schiavitù sono soggetti a costanti minacce e intimidazioni. Le loro attività sono vietate o gravemente represse con frequenti arresti. Questo ennesimo giro di vite è una chiara violazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di associazione’ – ha dichiarato Gaetan Mootoo, ricercatore di Amnesty International sull’Africa occidentale.
Alcuni degli arrestati sarebbero stati picchiati dagli agenti di polizia. Poche ore dopo gli arresti, la polizia ha chiuso la sede dell’Ira e arrestato il portavoce dell’organizzazione.
La repressione nei confronti degli attivisti anti-schiavitù è aumentata negli ultimi tempi. A ottobre, quattro esponenti dell’Ira sono stati arrestati nella principale moschea della capitale Nouakchott mentre stavano replicando a critiche espresse contro la loro organizzazione. Sono stati incriminati per aver disturbato la preghiera e incitato alla rivolta. Sono tuttora in stato di detenzione, in attesa di processo.
‘Le autorità mauritane devono rilasciare tutti i prigionieri di coscienza immediatamente e senza condizioni e porre fine alle continue minacce e intimidazioni nei confronti degli attivisti contro la schiavitù. È fondamentale che esse rispettino in pieno il lavoro legittimo degli attivisti e riconoscano il loro importante ruolo nel pretendere che il governo dia seguito ai suoi obblighi e impegni sui diritti umani. Il diritto di riunione pacifica è un diritto fondamentale, collegato ad altri diritti come quello alla libertà d’espressione’ – ha concluso Mootoo.