Messico, uccisi i 43 studenti: un crimine di stato

10 Novembre 2014

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Dopo la conferma che i 43 studenti dell’istituto per maestri di Ayotzinapa scomparsi il 26 settembre a Iguala sono stati uccisi e bruciati e i loro resti gettati in un fiume, Amnesty International ha accusato il procuratore generale del Messico, Jesus Murillo Karam, di non aver evidenziato le complicità del governo in questa tragedia.

Le indagini sono state limitate e incomplete e non hanno messo in luce la radicata collusione tra lo stato e la criminalità organizzata, che spiega le gravi violazioni dei diritti umani che hanno luogo in Messico.

‘La sparizione di questi studenti è solo l’ultimo atto orribile verificatosi nello stato di Guerrero e nel resto del paese. I segni della corruzione e della violenza erano sotto gli occhi di tutti da anni, dunque chi li ha ignorati con negligenza è ora complice di questa tragedia’ – ha dichiarato Erika Guevara Rosas, direttrice del programma Americhe di Amnesty International.
Nella sua dichiarazione dell’8 novembre, il procuratore generale non ha chiarito che si è trattato di un crimine di stato e non di un episodio isolato. Ha anche omesso di ricordare la negligenza e la complicità delle istituzioni statali nelle indagini su una serie di denunce mosse contro il sindaco di Iguala e non ha agito nei confronti dei funzionari di polizia statali e federali coinvolti nell’uccisione e nella tortura di altri studenti di Ayotzinapa, nel 2011.

Il sindaco di Iguala, il principale imputato per la sparizione dei 43 studenti, è stato a lungo sospettato di corruzione e gravi crimini. Nel giugno 2013 un sopravvissuto a un attacco contro otto attivisti aveva accusato il sindaco di aver preso direttamente parte all’azione, nel corso della quale tre degli attivisti furono uccisi. Il sopravvissuto fornì un resoconto dettagliato, che fu consegnato a un notaio per paura della corruzione della polizia. Il procuratore dello stato di Guerrero non indagò sulla sua denuncia e, nonostante le schiaccianti prove contro il sindaco, l’indagine è stata chiusa nel maggio 2014.

‘Se le denunce contro il sindaco di Iguala e la polizia statale e federale fossero state indagate in occasione delle precedenti violazioni dei diritti umani, è più che probabile che il terribile massacro degli studenti non ci sarebbe stato’ – ha commentato Guevara Rosas.Le famiglie degli studenti hanno affermato di non volersi fidare delle informazioni rese note dal procuratore generale fino a quando non saranno confermate dalle prove degli esperti indipendenti di medicina legale arrivati dall’Argentina e fino a quando le autorità dello stato non avranno ammesso le loro responsabilità.

Il presidente messicano Peña Nieto non ha rispettato gli impegni presi con le famiglie degli studenti. Il suo governo non ha accettato l’assistenza tecnica internazionale offerta dalla Commissione interamericana dei diritti umani. La decisione di lasciare il paese, nel mezzo di una profonda crisi dei diritti umani, per prendere parte al Forum sulla cooperazione economica Asla – Pacifico, la dice lunga su quanto sia per lui poco prioritario affrontare la situazione dei diritti umani in Messico.

‘Le autorità devono portare di fronte alla giustizia tutti i complici, a livello statale e federale, in questa grave violazione dei diritti umani così come tutti coloro che sono venuti meno al dovere di svolgere indagini e affrontare la crisi dei diritti umani che va avanti da lungo tempo in Messico’ – ha concluso Guevara Rosas.

Nel corso delle ricerche sui 43 studenti scomparsi il 26 settembre a Iguala, nella zona sono state rinvenute 19 fosse comuni. Finora sono state arrestate 74 persone. Durante l’attacco agli studenti, sono state uccise sei persone.