Tempo di lettura stimato: 4'
È con estremo dispiacere che la Sezione Italiana di Amnesty International ha appreso la triste notizia della morte di Felipe Arreaga Sanchez, avvenuta il 16 settembre scorso. L’ecologista campesino è stato investito da un camioncino del pubblico servizio a pochi chilometri da casa sua a El Zapotillal (stato di Guerrero, Messico). Dopo l’incidente l’autista si è dato alla fuga.
Felipe Arreaga è stato tra i fondatori dell’Organizzazione contadina ecologista della Sierra di Petatlán (Organización de Campesinos Ecologista de la Sierra de Petatlán, Ocesp). Nel 1998 ha appoggiato attivamente la campagna non violenta contro lo sfruttamento sproporzionato e illegale delle foreste della zona di Petlátan da parte dell’impresa statunitense Boise Casade, denunciandone l’impatto negativo sull’ambiente e sulla vita della popolazione.
Durante la campagna alcuni attivisti di Ocesp sono stati assassinati; Flores Rodolfo Montiel, il presidente, e Teodoro Cabrera Garcìa, un altro attivista, sono stati incarcerati. Sono stati rilasciati nel 2001 perché innocenti e grazie alla mobilitazione nazionale e internazionale delle organizzazioni per i diritti umani.
Felipe Arreaga, temendo per la sua vita, ha abbandonato la comunità e si è nascosto per otto mesi nella foresta, vivendo in condizioni difficilissime. Nel 2000 ha fondato con la moglie Celsa Valdovinos l’Organizzazione delle donne ecologiste della Sierra di Petatlán (Organización de Mujieres Ecologistas de la Sierra de Petatlán, Omesp).
Nel novembre 2004 è stato arrestato con l’accusa di avere ucciso nel 1998 il figlio di Bernardino Bautista, un potente commerciante di legname del posto.
Il Centro per i diritti umani della montagna Tlachinollan (Centro de Derechos Humanos de la Montaña Tlachinollan), un’importante associazione per i diritti mani della regione, lanciò una campagna per il suo rilascio, sostenendo l’infondatezza delle prove su cui si basava l’accusa.
Nel 2005 Amnesty International adottò Felipe Arreaga come prigioniero di coscienza. Altre associazioni nazionali e internazionali ne chiesero il rilascio incondizionato, che avvenne dopo 10 mesi di carcere.
Sempre nel 2005 Felipe Arreaga ricevette il premio Chico Mendes per il suo coraggio e la sua determinazione nella difesa dell’ambiente.
La dinamica dell’incidente in cui ha perso la vita Felipe Arreaga non è ancora chiara; le organizzazioni per i diritti umani stanno chiedendo alla Procura di fare chiarezza ed evitare così che la sua morte diventi un altro caso impunito.
Durante un’intervista del 2006 a Amnesty International, Felipe Arreaga ha detto: ‘Quando mi invitano a parlare nelle scuole e nelle conferenze parlo di una cosa: parlo di quello che ho nel cuore. Se dentro hai amore parli di amore, se tieni odio o desideri violenza di questo parla la tua bocca. Chiedo di parlare perché è necessario. La gente deve prendere coscienza. So che il nemico è gigantesco. Abbiamo lottato per la difesa dell’ambiente, ma anche per esempio per avere elettricità, acqua potabile, un presidio medico. Un giorno un deputato dell’Unione europea mi ha detto: ‘Tu sei un maestro’. Io gli ho risposto che non sono maestro di nulla. Semplicemente lotto per la vita’.