Nigeria, Amnesty International denuncia: a sette anni dal rapimento delle studentesse di Chibok, il governo ancora non protegge i minori

14 Aprile 2021

Tempo di lettura stimato: 10'

  • Nessun accertamento delle responsabilità per i reati nei confronti dei minori commessi da Boko haram e altri gruppi armati
  • Oltre 600 scuole chiuse per paura dei rapimenti
  • Nonostante i numerosi sequestri le autorità hanno fallito nel proteggere le scuole

Amnesty International ha denunciato che decine di migliaia di minori sono costretti a rinunciare all’istruzione a causa della persistente incapacità delle autorità della Nigeria di proteggere le scuole da attacchi a opera di ribelli e di altri gruppi armati, soprattutto nel nord del paese.

Oggi ricorre il settimo anniversario del rapimento di 279 studentesse di Chibok a opera del gruppo armato Boko haram. Sebbene molte siano scappate o siano state successivamente rilasciate, oltre 100 ragazze restano prigioniere. Altri rapimenti di massa di studenti in Nigeria hanno visto centinaia di bambini e bambine vittime di uccisioni, stupri, costretti a “sposarsi” o a unirsi a Boko haram. Ne è seguita la chiusura di centinaia di scuole, con terribili conseguenze per i giovani di una regione che deve già affrontare una grave mancanza di sicurezza.

“Il fallimento delle autorità nigeriane nel proteggere gli studenti dagli ultimi attacchi dimostra chiaramente che la tragedia di Chibok non ha insegnato nulla. L’unica risposta delle autorità ai ribelli e agli altri gruppi armati che colpiscono gli studenti è chiudere le scuole, mettendo sempre più a rischio il diritto all’istruzione”, ha dichiarato Osai Ojigho, direttrice di Amnesty International Nigeria.

“Tra dicembre 2020 e marzo 2021, sono stati almeno cinque i casi di sequestri riportati nel nord della Nigeria. La minaccia di ulteriori attacchi ha portato alla chiusura di circa 600 scuole nella regione. Qualsiasi cosa le autorità stiano facendo per arginare questo fenomeno, non funziona”, ha aggiunto Osai Ojigho.

Nel 2018, Amnesty International ha denunciato l’inazione delle forze di sicurezza nigeriane nonostante fossero a conoscenza del fatto che i combattenti di Boko haram si stessero dirigendo verso la città di Dapchi, nello stato di Yobe, dove poi sequestrarono 110 studentesse del Collegio statale femminile di scienze e tecnica.

Amnesty International ha documentato almeno altri cinque sequestri di studenti tra dicembre 2020 e marzo 2021. La frequenza di questi attacchi dimostra quanto siano diventate poco sicure le scuole nigeriane, mentre la mancanza di giustizia ha solo incoraggiato i responsabili di tali atti.

Molti altri rapimenti dopo Chibok

Venerdì 11 dicembre 2020, alle 21:30 circa, sono stati uditi colpi di arma da fuoco nei locali della Scuola superiore statale di scienze di Kankara, nello stato di Kastina, nel nord-ovest della Nigeria.

I testimoni hanno riferito ad Amnesty International che centinaia di uomini armati hanno fatto irruzione in sette dormitori, riunendo 300 studenti e conducendoli verso una destinazione ignota. Gli studenti sono stati tenuti prigionieri per sei notti fino al loro rilascio avvenuto il 17 dicembre 2020.

L’attacco notturno ha spinto i governi negli stati di Kano, Kaduna, Zamfara, Jigawa e Katsina a ordinare la chiusura delle scuole, andando così a incidere sul numero, già elevato, di minori che non frequentano la scuola in Nigeria. Attualmente, il dato stimato dalle Nazioni unite è di 10,5 milioni.

Solo un mese dopo, il 17 febbraio 2021, 27 studenti della Scuola superiore statale di scienze di Kagara, nello stato di Niger, sono stati prelavati dal loro dormitorio da uomini armati nelle prime ore del mattino. Gli studenti sono stati rilasciati il 27 febbraio.

Durante un altro attacco il 26 febbraio 2021, centinaia di studentesse sono state rapite dalla Scuola superiore statale femminile di Jangebe, nello stato di Zamfara. Dopo quattro giorni di prigionia, il 2 marzo, 279 di loro sono state rilasciate.

Durante il mese di marzo del 2021, due diverse scuole sono state attaccate nello stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria, tra cui il Collegio federale di meccanizzazione forestale dove l’11 marzo sono stati sequestrati 30 studenti.

Gli attacchi contro di studenti, insegnanti ed edifici scolastici mostrano un disprezzo spietato nei confronti del diritto alla vita e del diritto all’istruzione, da un lato da parte dei banditi e dei ribelli e dall’altro da parte delle autorità nigeriane che non sono state in grado di mettere fine a questi terribili attacchi.

“A causa della loro incapacità di offrire scuole sicure in una regione già devastata dall’efferatezza di Boko haram, le autorità nigeriane rischiano di perdere una generazione”, ha commantato Osai Ojigho.

Mancanza di giustizia

Nessuno è stato arrestato o processato per i rapimenti degli studenti di Chibok e di altri luoghi. La mancanza di giustizia e di accertamento delle responsabilità ha portato a un incremento di attacchi contro le scuole, causandone la chiusura forzata e lasciando i genitori nella disperazione. Le autorità devono offrire adeguate condizioni di sicurezza per le scuole affinché possa essere garantita la sicurezza di studenti e insegnanti.

“Andare a scuola non dovrebbe essere una questione di vita o di morte. Il governo nigeriano deve dimostrare il proprio impegno nel tutelare il diritto all’istruzione attraverso adeguate indagini su questi attacchi e portando i responsabili di tali atti di fronte alla giustizia”, ha proseguito Osai Ojigho.

I genitori e i tutori di alcune delle vittime hanno detto ad Amnesty International che i loro figli non sarebbero tornati a scuola perché non ritenevano che il governo avrebbe potuto garantirne la protezione.

“Le scuole non sono sicure. Il governo non è affidabile e non crediamo loro quando dicono che proteggeranno i nostri figli”, ha dichiarato un genitore.

“Alcuni dei nostri figli stanno per sostenere gli esami ma non possono proseguire perché le scuole sono chiuse. Tuttavia, il governo non fa nulla per garantire il loro rientro a scuola”, ha dichiarato un altro.

Il rischio di perdere una generazione

Il Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia (Unicef) stima che in Nigeria circa 10,5 milioni i minori tra i cinque e i 14 anni non frequentino la scuola.

A seguito della chiusura delle scuole nel nord della Nigeria, c’è stato un aumento nelle segnalazioni di casi di matrimoni di minori e di gravidanze precoci di ragazze in età scolastica.

Una ragazza di 16 anni ha detto ad Amnesty: “Visto che molti dei miei amici sono stati rapiti a scuola, i miei genitori hanno deciso di darmi in sposa per la mia stessa sicurezza”.

Milioni di bambini stanno pagando il prezzo del fallimento del governo che non è in grado di proteggere i propri cittadini dalla violenza. Le autorità nigeriane devono ripristinare la sicurezza nelle scuole della Nigeria, offrire sostegno psicologico e sociale alle vittime dei rapimenti e alle loro famiglie, affinché possano guarire dal trauma ed essere nuovamente integrate nella società. È necessario che ci sia un piano per garantire che gli studenti possano fare rientro in classe in condizioni di sicurezza”, ha aggiunto Osai Ojigho.

“Il governo ha la responsabilità di assicurare che nessun minore venga lasciato indietro. L’istruzione è un diritto umano e il governo ha l’obbligo di garantire che tutti i bambini e le bambine abbiano accesso all’istruzione di base in un ambiente libero dalla violenza e dalla minaccia di attacchi”, ha concluso Osai Ojigho.

Inoltre, Amnesty International chiede al governo di riconfermare il proprio impegno per garantire il rilascio in condizioni di sicurezza di tutti i minori tenuti ancora prigionieri, tra cui Leah Sharibu, l’unica studentessa di Dapchi, e le oltre 100 ragazze di Chibok ancora prigioniere di Boko haram, nonché le altre vittime.

Ulteriori informazioni

Nell’aprile del 2014, 276 studentesse sono state rapite nella scuola superiore governativa di Chibok, una città nello stato nigeriano di Borno. Alcune delle ragazze sono scappate da sole, mentre altre sono state rilasciate successivamente, in seguito a numerose campagne condotte dalle organizzazioni della società civile e ai negoziati del governo.

Tuttavia, più di 100 ragazze sono ancora prigioniere, insieme ad altri minori rapiti durante successivi attacchi.