Nuovo rapporto sull’Iran: “Da anni, bagni di sangue nelle proteste”

3 Agosto 2022

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Amnesty International ha sollecitato la comunità internazionale a fare pressione perché l’Iran renda conto della violenza torrenziale con cui le forze di sicurezza hanno stroncato, nella più completa impunità, le proteste del mese di maggio nel sud-ovest del paese.

Le forze di sicurezza hanno usato illegalmente proiettili veri e pallini da caccia per stroncare manifestazioni largamente pacifiche convocate per protestare contro l’aumento dei prezzi e il crollo di un palazzo nella città di Abadan.

Amnesty International ha verificato la morte di almeno tre persone e l’uso sistematico di pallini da caccia contro manifestanti e semplici passanti, bambini compresi. Le autorità hanno chiuso l’accesso a Internet e bloccato le reti di telefonia mobile per impedire alle persone di comunicare tra loro e per nascondere i propri crimini.

Uso illegale della forza

Le proteste sono iniziate all’inizio di maggio nella provincia del Khuzestan per poi espandersi, tra il 12 e il 17 maggio, nelle province sudoccidentali di Chaharmahal e Bakhtiari.

Le forze di sicurezza iraniane hanno agito dimostrando un totale disprezzo per i principi di legalità, necessità e proporzionalità, colpendo a più riprese i manifestanti con proiettili veri e pallini da caccia.

Tra i 14 e il 17 maggio, nelle province di Chaharmahal e Bakhtiari, sono state uccise almeno tre persone, Behrouz Eslami, Jamshid Mokthari e Sa’adat Hadipour. Un’altra persona, Hamid Ghasempour sarebbe morta il 13 maggio in seguito alle ferite riportate e, secondo un parlamentare, il 15 maggio nel corso di una protesta nella provincia del Khuzestan sarebbe rimasta uccisa un’altra persona.

Sebbene una minoranza di manifestanti abbia lanciato pietre, abbia appiccato incendi e abbia commesso atti di vandalismo, le forze di sicurezza hanno agito usando forza eccessiva e impedendo alla maggioranza dei manifestanti pacifici di esercitare il loro diritto di protesta pacifica. È stata usata forza letale anche in assenza di un’imminente minaccia di morte o di ferimento grave, unica circostanza in cui il suo impiego è consentito dagli standard internazionali.

Un’altra ondata di proteste si è svolta, dal 23 al 31 maggio, nella città di Abadan (provincia del Khuzestan) a seguito del crollo di un palazzo a uso commerciale, la cui costruzione non era stata ancora ultimata, in cui sono rimaste uccise decine di persone. Le forze di sicurezza hanno esploso proiettili veri e colpi di fucile contro i manifestanti.

 

Torture e altri maltrattamenti

In entrambe le serie di proteste, le forze di sicurezza hanno usato illegalmente pallini da caccia per ferire manifestanti e semplici passanti. I video delle persone colpite, esaminati da Amnesty International, mostrano le tipiche ferite provocate da quel tipo di munizioni.

Altre immagini mostrano il pestaggio di una donna e di un uomo già in stato di fermo e l’uso improprio dei gas lacrimogeni e dei cannoni ad acqua per disperdere manifestanti pacifici.

 

Un’azione internazionale per fermare questi bagni di sangue

L’uso illegale della forza, da parte delle autorità iraniane, per stroncare le proteste del maggio 2022 riflette la crescente militarizzazione delle operazioni di ordine pubblico, che dal dicembre 2017 ha causato la morte di centinaia di manifestanti e passanti, bambini compresi, e migliaia di feriti.

Questa repressione è alimentata da una sistematica impunità che fa sì che crimini di diritto internazionale come le esecuzioni extragiudiziali e altre forme di uccisione illegale non vengano indagati né ovviamente puniti.

Amnesty International è d’accordo col Relatore speciale delle Nazioni Unite quando afferma che, data l’assenza delle condizioni necessarie per l’accertamento delle responsabilità a livello nazionale, la comunità internazionale deve reagire a quello che definisce “l’allarmante ed elevato numero di morti e feriti”.

Amnesty International ha ribadito l’urgente bisogno che il Consiglio Onu dei diritti umani istituisca un meccanismo indipendente d’indagine e di accertamento delle responsabilità per raccogliere, consolidare, conservare e analizzare le prove di gravi crimini di diritto internazionale commessi in Iran, al fine di consentire futuri procedimenti giudiziari.