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Amnesty International ha sollecitato le autorità peruviane a far cadere le accuse infondate di ‘ribellione, sedizione e cospirazione contro lo stato e l’ordine costituzionale’ e ‘apologia di crimini contro l’ordine pubblico’ nei confronti di Segundo Alberto Pizango Chota, importante leader nativo dell’associazione Associazione interetnica di sviluppo della selva peruviana (Aidesep).
Alberto Pizango, posto in stato di fermo al suo ritorno nel paese la settimana scorsa dopo quasi un anno trascorso in Nicaragua, è stato accusato di essere responsabile degli scontri dello scorso giugno a Bagua, nel nord del Perù, tra attivisti per i diritti delle persone native e la polizia. In quell’occasione, erano state uccise 33 persone (23 agenti di polizia e 10 civili) e almeno 200 ferite.
Tuttavia al momento degli scontri, Pizango si trovava a Lima, a centinaia di chilometri di distanza da Bagua. Inoltre, la prova su cui si basano le accuse sembrano essere costituite da una conferenza stampa tenuta il 15 maggio 2009 (meno di un mese prima degli scontri), durante la quale il leader nativo aveva invocato ‘l’insurrezione dei nativi’ contro il governo, affinché fossero annullate delle leggi che erano passate senza il libero, preventivo e informato consenso delle persone native.