Processo Cucchi: otto carabinieri accusati di depistaggi

8 Aprile 2022

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Aggiornamento dell’8/04/2022 – Ieri, il Tribunale di Roma ha condannato, in primo grado, gli otto carabinieri ritenuti responsabili dei depistaggi messi in atto dopo la morte di Stefano Cucchi. Il giudice ha inflitto cinque anni al generale Alessandro Casarsa, all’epoca dei fatti al comando del Gruppo Carabinieri di Roma, e un anno e tre mesi al colonnello Lorenzo Sabatino. Agli altri sono state inflitte pene da un anno e tre mesi ai quattro anni di prigione.  Agli imputati, a seconda delle posizioni, sono stati contestati i reati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia, e calunnia, tutti reati che per anni hanno contribuito ad allontanare la famiglia Cucchi e un paese intero dalla giustizia.  

 


 

Il 4 aprile la Corte di Cassazione ha confermato le condanne per omicidio preterintenzionale ai due carabinieri ritenuti responsabili della morte di Stefano, portandole da 13 a 12 anni. Gli altri due carabinieri, accusati di falso, sono stati invece rinviati a un nuovo processo di appello.

Finalmente termina la lunga e dolorosa ricerca di giustizia, iniziata 13 anni fa, non solo per la famiglia ma per tutti coloro che in questi anni hanno chiesto allo Stato di rendere conto della morte di Stefano. Lo Stato è responsabile della tutela dei diritti umani di tutte le persone, comprese coloro che si trovano sottoposte al controllo delle forze di polizia.

La famiglia Cucchi ha vissuto anni di processi, 150 udienze, insieme a perizie, maxi-perizie, centinaia di testimoni e decine di consulenti tecnici ascoltati.

Nel 2018, il cosiddetto processo “Cucchi bis”, si era concluso con pesanti condanne nei confronti dei carabinieri. In appello era stato confermato l’impianto accusatorio con 13 anni inflitti ad Alessio Di Bernardo e a Raffaele D’Alessandro entrambi accusati di omicidio preterintenzionale; più 4 anni per il falso a Roberto Mandolini, all’epoca comandante della Stazione Appia, e due anni e mezzo per lo stesso reato a Francesco Tedesco. Fu proprio grazie a Tedesco che si ebbe una svolta: l’11 ottobre 2018 confessò il pestaggio da parte dei suoi colleghi . Il carabiniere, nella sua deposizione, rivelò anche l’esistenza di una nota scritta da lui stesso in cui spiegava che cosa era successo a Stefano Cucchi. La nota sarebbe stata inviata alla stazione Appia dei carabinieri e sarebbe stata poi fatta sparire.