Processo Khodorkovsky: bisogna annullare la condanna

28 Dicembre 2010

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Amnesty International ha chiesto ai tribunali di Mosca di annullare la condanna, emessa il 27 dicembre 2010, nei confronti del noto uomo d’affari Mikhail Khodorkovsky, giudicato colpevole di riciclaggio. A giudizio dell’organizzazione per i diritti umani, il processo è stato iniquo ed è apparso motivato da ragioni politiche, impressione rafforzata dal costante disprezzo per le norme relative al giusto processo.

Mikhail Khodorkovsky, diventato negli anni Novanta uno dei più ricchi e potenti oligarchi russi dopo aver acquisito industrie precedentemente di proprietà sovietica, compresa la compagnia petrolifera Yukos, è stato arrestato nel 2003 e da allora ha subito, insieme al suo socio Platon Lebedev, due processi: il primo per evasione fiscale e frode, il secondo per riciclaggio e appropriazione indebita.

Nel corso del processo, gli avvocati di Khodorskovsky non sono stati in grado di controinterrogare i testimoni dell’accusa, mentre a quelli della difesa è stato impedito di deporre. Ex colleghi dell’imputato, attraverso pressioni e intimidazioni, hanno dovuto testimoniare contro di lui.

Tra le altre violazioni degli standard sul giusto processo, Amnesty International afferma che il tribunale non ha ordinato alla pubblica accusa di rendere pubbliche informazioni utili allo svolgimento del procedimento e che, nelle prime fasi delle indagini, è stato pregiudicato il diritto dell’imputato di preparare la propria difesa.

Dato il contesto di interferenze e motivazioni politiche che hanno ostruito il corso della giustizia, Amnesty International chiede l’annullamento di questa condanna ingiusta, che potrà ripristinare la fiducia nell’indipendenza del sistema giudiziario russo.

Numerose irregolarità avevano contrassegnato anche il primo processo nei confronti di Khodorkovsky e Lebedev e sono all’attenzione della Corte europea dei diritti umani. Questo stesso organismo, il 25 ottobre 2007, aveva stabilito che le ripetute irregolarità verificatesi nel corso della detenzione preventiva di Lebedev, all’epoca della prima indagine, avevano violato i suoi diritti.