Rifugiati, sentenza negativa della Corte di giustizia dell’Unione europea

6 Novembre 2013

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Il 7 novembre 2013, con la sentenza X, Y e Z contro il ministero per l’Immigrazione, l’integrazione e l’asilo dell’Olanda, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha ritenuto che la vigenza di leggi che criminalizzano gli atti omosessuali tra persone consenzienti e la conseguente minaccia d’imprigionamento non costituiscono ‘persecuzione’ riguardo alla legislazione comunitaria in materia di asilo. Vi è persecuzione unicamente quando una persona viene processata e condannata per tali atti e sulla base di tali leggi.

Il caso era stato promosso da tre cittadini del Senegal, della Sierra Leone e dell’Uganda, i quali sostenevano di avere una ben fondata paura di venire perseguitati sulla base del loro orientamento sessuale e della circostanza che gli atti sessuali tra uomini sono criminalizzati nei loro paesi di provenienza.

Appresa la notizia della sentenza, Amnesty International e la Commissione internazionale dei giuristi hanno dichiarato che la Corte di giustizia dell’Unione europea non è al passo col diritto internazionale dei diritti umani e il diritto dei rifugiati. I giudici della Corte avrebbero dovuto affermare che la semplice esistenza di leggi che criminalizzano, a prescindere dalla frequenza della loro applicazione e delle sanzioni che ne derivano, è di per sé motivo di persecuzione e dovrebbe dar luogo al riconoscimento dello status di rifugiato alle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate.