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Italia, Amnesty International: “l’azione giudiziaria contro la nave ‘Open Arms’ mostra una pericolosa indifferenza per la decenza comune”.
A seguito del sequestro della nave da soccorso “Open Arms” dell’Ong spagnola Proactiva da parte dell’autorità giudiziaria italiana e dell’apertura di un’inchiesta nei confronti del suo equipaggio per “associazione criminale allo scopo di facilitare l’immigrazione illegale”, avendo rifiutato di consegnare alla Guardia costiera della Libia migranti e rifugiati soccorsi a 70 miglia dalle coste libiche, il direttore delle campagne sull’Europa di Amnesty International Fotis Filippou ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Chiedendo alla Guardia costiera libica di coordinare i soccorsi e poi ponendo sotto sequestro l’imbarcazione che aveva rifiutato di consegnare i migranti e i rifugiati, le autorità italiane hanno mostrato una pericolosa indifferenza per la decenza comune. Invece di essere criminalizzate per cercare di salvare rifugiati e migranti fuggiti da terribili condizioni di detenzione e da sistematiche violazioni dei diritti umani in Libia, le Ong che salvano vite umane in mare dovrebbero essere appoggiate.
Le autorità italiane stanno ancora una volta chiarendo quale sia la loro priorità: chiudere la rotta del Mediterraneo centrale, con scarso riguardo per le sofferenze che ne deriveranno. L’episodio degli ultimi giorni segna un altro passo avanti in direzione dell’affidamento alla Guardia costiera libica del compito di pattugliare il Mediterraneo centrale”.
“È ora che i governi europei rivedano urgentemente i rapporti con la Libia in materia d’immigrazione. La loro cinica cooperazione con trafficanti, criminali e torturatori deve terminare e la salvezza e i diritti dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti deve diventare la priorità”.
Ulteriori informazioni
La nave “Open Arms” è stata posta sotto sequestro domenica 18 marzo nel porto siciliano di Pozzallo. Le autorità giudiziarie italiane hanno dichiarato di aver aperto un’inchiesta per il sospetto di associazione criminale allo scopo di favorire l’immigrazione illegale.
Con una significativa differenza rispetto alle precedenti operazioni di ricerca e soccorso in mare, di solito coordinate dalla Guardia costiera italiana, il 16 marzo le autorità di Roma hanno reso noto che le operazioni di soccorso in acque internazionali sarebbero state questa volta condotte sotto il coordinamento della Guardia costiera libica, che in passato è stata destinataria di motovedette, addestramento e ulteriore assistenza da parte di vari governi e istituzioni dell’Unione europea.
I rifugiati e i migranti intercettati dalla Guardia costiera libica vengono riportati sulla terraferma e immediatamente trasferiti in centri di detenzione all’interno dei quali sono state ampiamente documentate gravi violazioni dei diritti umani, tra cui arresti arbitrari, maltrattamenti, torture e sfruttamento.
I governi europei dovrebbero subordinare il loro sostegno alle autorità libiche all’assicurazione che queste ultime pongano fine alla detenzione a tempo indeterminato dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti, riconoscano l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e consentano a quest’ultimo di esercitare in pieno il suo mandato in Libia.
I governi europei dovrebbero inoltre mettere a disposizione un numero sufficiente di posti per il reinsediamento dei rifugiati abbandonati a sé stessi in Libia, istituire un valido sistema di monitoraggio delle operazioni della Guardia costiera libica e, ancora più importante, assicurare che le persone intercettate in mare non siano riportate in Libia fino a quando questo paese non garantirà protezione dei loro diritti.
Roma, 19 marzo 2018
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