Siria: non più impunità per i crimini contro l’umanità

1 Dicembre 2011

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Nel  corso della 18esima sessione speciale del Consiglio dei diritti umani sulla  situazione in Siria – tenutasi a Ginevra il 2 dicembre 2011 – Amnesty International ha presentato una dichiarazione scritta.

Da oltre otto mesi Amnesty International raccoglie diverse informazioni sui crimini contro l’umanità e altre violazioni dei diritti umani che sono state e continuano a essere commesse in Siria. L’organizzazione per i diritti umani ha messo in evidenza il fallimento delle autorità siriane nell’indagare questi reati e perseguire gli autori e ha sottolineato  la conseguente necessità che il Consiglio di sicurezza deferisca la situazione al procuratore della Corte penale internazionale come un significativo primo passo per porre fine all’impunità.

Amnesty International ha ottenuto i nomi di oltre 3290 persone, tra cui più di 200 bambini, che sarebbero morte durante i disordini in Siria da metà marzo. Si ritiene che la stragrande maggioranza sia stata uccisa dall’esercito e dalle forze di sicurezza durante le proteste e le operazioni di sicurezza nelle zone residenziali. Si pensa che oltre 170 siano i morti in carcere in circostanze fortemente sospette.

Le segnalazioni relative ai decessi di membri dell’esercito e delle forze di sicurezza sono aumentate nelle ultime settimane. Molti sono stati presumibilmente uccisi negli scontri con l’Esercito della Siria Libera, formatosi in luglio e composto in parte da disertori dell’esercito ufficiale e da altri che hanno preso le armi con l’intento dichiarato di proteggere i loro quartieri. Amnesty International ha raccolto presso gli organi di stampa ufficiali i nomi di oltre 300 soldati e membri delle forze di sicurezza che sono stati uccisi. Amnesty International è in possesso anche dei nomi di 50 civili uccisi da individui armati apparentemente non legati allo stato e di oltre 100 persone armate appartenenti all’opposizione uccise in scontri diretti con le forze di sicurezza.

L’Ufficio dell’Alto commissariato per i diritti umani ha dichiarato che il numero di persone morte da quando le proteste hanno avuto inizio è di oltre 4000. La violenza continua, nonostante le promesse non mantenute dalle autorità siriane di cessarla. Più di 25 persone sono state uccise negli ultimi giorni.

Migliaia di persone sono state arrestate durante i disordini, e molte sono detenute in isolamento in centri di detenzione gestiti da agenzie di intelligence che possono arrestare o  detenere qualcuno senza essere chiamate a renderne conto. Alcune sono state tenute in condizioni equiparabili a sparizione forzata, dal momento che non è stato svelato alle loro famiglie dove si trovassero. Alcuni detenuti rilasciati sostengono di essere stati torturati o maltrattati in questi centri e che tali maltrattamenti sono molto diffusi.

L’ultimo rapporto di Amnesty International sulle violenze e i crimini commessi in Siria mostra che il governo siriano ha trasformato gli ospedali in strumenti di repressione nel tentativo di schiacciare l’opposizione. Si documenta come le autorità siriane sembrano aver dato carta bianca alle forze di sicurezza  per infliggere torture e maltrattamenti an feriti in almeno quattro ospedali. In molti casi, il personale ospedaliero avrebbe partecipato alle torture e agli altri maltrattamenti. Altri lavoratori ospedalieri, sospettati di aver curato le persone ricoverate a causa delle ferite riportate durante gli scontri, sono state a loro volta arrestati e torturati.

Il 2 novembre, la Siria si è impegnata a rispettare il piano di pace della Lega Araba e a cessare la violenza, ritirare le truppe dalle città, rilasciare i prigionieri e autorizzare la presenza sul territorio di giornalisti indipendenti e osservatori dei diritti umani. Queste promesse non sono state mantenute.

Nel rapporto recentemente pubblicato dalla Commissione internazionale d’inchiesta indipendente (d’ora in poi Commissione d’inchiesta) ha confermato che gravi violazioni dei diritti umani sono state commesse dai militari e dalle forze di sicurezza siriane dall’inizio delle proteste, a marzo. La Commissione ha inoltre espresso la sua preoccupazione che i crimini contro l’umanità siano stati commessi da militari e forze di sicurezza siriane durante la violenta repressione sui manifestanti.

Dato che le autorità siriane non sono state capaci di rispettare l’obbligo di rendere contro del loro operato, non solo per questi eventi ma anche per molti altri avvenuti nel passato, è poco probabile che indaghino in modo indipendente sulle violazioni e i crimini commessi e che porteranno davanti alla giustizia i sospettati. Il 12 ottobre, il governo siriano ha dichiarato di voler indagare e di cooperare con l’Onu una volta terminate le inchieste. Tuttavia, il governo  non ha dato alcuna informazione in merito. Amnesty International non è a conoscenza dell’avvio di indagini approfondite, complete e imparziali indagini sui crimini contro l’umanità e sulle altre violazioni commesse quest’anno né sa di alcun procedimento nei confronti di sospettati di questi reati.

Le vittime dei crimini contro l’umanità e di altre violazioni dei diritti umani hanno il diritto a un risarcimento pieno, compresa la riabilitazione, la restituzione, la compensazione, la soddisfazione e la garanzia di non ripetizione. Al 2 dicembre 2011, nessuna vittima ha ricevuto alcuna riparazione per questi crimini.

Il 25 novembre, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha dichiarato di essere allarmato per il fatto che  ‘massicce violazioni dei diritti umani avvengono in un contesto di impunità totale  e nell’assenza assoluta di indagini rapide, approfondite e imparziali’. Il Comitato ha chiesto al governo siriano di effettuare una relazione speciale il 9 marzo 2012.

Nel mese di agosto, l’Alto commissario per i diritti umani, in missione in Siria per conto del Consiglio dei diritti umani, con il compito di ‘indagare su tutte le presunte violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani e di stabilire i fatti e le circostanze di queste violazioni e dei crimini perpetrati per evitare l’impunità e assicurare la piena responsabilità’, ha concluso che crimini contro l’umanità potrebbero essere stati commessi dal governo siriano. La Commissione per i diritti umani ha sollecitato il Consiglio di sicurezza a deferire la situazione siriana alla Corte penale internazionale.

Di fronte alla brutale repressione che si sta verificando in Siria, è scandaloso che alcuni stati membri dell’Onu continuino a ostacolare gli sforzi dell’Onu per porre fine a questi crimini contro l’umanità – crimini su cui ogni stato può esercitare la giurisdizione universale.

Alcuni membri permanenti ed eletti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e alcuni aspiranti allo status di membro permanente hanno costantemente bloccato misure pacifiche che potevano contribuire a fermare i crimini contro l’umanità in Siria. Si è dovuto aspettare il 3 agosto perché il Consiglio di sicurezza fosse in grado di fare una modesta e non vincolante ‘dichiarazione presidenziale’ sulla situazione.

Se questi stessi paesi hanno mostrano meno ostruzionismo quando la Terza commissione dell’Assemblea Generale condannava le continue gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani da parte delle autorità siriane,  hanno continuano a bloccare le misure del Consiglio di sicurezza che avrebbero potuto far cessare quelle stesse violazioni, di fatto proteggendo i responsabili dalla giustizia e offrendo loro l’opportunità di continuare a commettere crimini contro l’umanità e altre violazioni dei diritti umani nella totale impunità.

 Il 4 ottobre, il Consiglio di sicurezza dell’Onu non ha adottato la risoluzione S /2011/612, che avrebbe chiesto alle autorità siriane, tra l’altro, di cessare tutte le violazioni dei diritti umani e l’uso della forza contro i civili. Il Consiglio di sicurezza non è riuscito a farlo a causa del veto posto da Federazione Russa e Cina. Brasile, India, Libano e Sudafrica si sono astenuti dal voto.

Pur avendo riconosciuto la gravità della situazione in Siria, gli stati continuano a bloccare le misure contro di essa col pretesto di non voler ripetere quanto avvenuto in Libia. Anche se può sembrare che la Nato abbia trasformato la responsabilità di proteggere la Libia in un modo per sbarazzarsi di Mu’ammar al-Gheddafi, è inaccettabile che questi paesi facciamo pagare il prezzo ai civili siriani.

Amnesty International è soddisfatta del fatto che altri stati agiscano per arginare la violenza in Siria. La Lega  Araba ha riconosciuto la gravità della situazione e ha inviato un chiaro segnale alle autorità siriane che devono fermare le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani. Accogliamo con favore gli elementi della ‘roadmap’ della Lega che fanno riferimento ai diritti umani, in particolare gli inviti a porre fine alla violenza, a liberare le persone detenute per aver partecipato a proteste pacifiche e a permettere agli osservatori internazionali di accedere al paese. Dopo quest”azione decisa della Lega araba, è giunto il momento che l’Onu, compreso il Consiglio di Sicurezza, risponda efficacemente alla crisi internazionale dei diritti umani in Siria.

Raccomandazioni

Amnesty International sollecita tutti gli stati membri e osservatori del Consiglio dei diritti umani a contribuire a fare sì che l’Onu adotti le misure necessarie per far cessare le violenze in Siria; sollecita inoltre il Consiglio dei diritti umani ad adottare una risoluzione che esorti il governo siriano a:

attuare senza indugio le raccomandazioni della Commissione d’inchiesta e a cooperare immediatamente con la Commissione e gli altri meccanismi dell’Onu per i diritti umani anche mediante la concessione del libero accesso al paese;
cooperare con le organizzazioni umanitarie, garantendo il loro pieno e illimitato accesso al paese;
consentire il libero accesso in Siria anche alle Ong che si occupano di diritti umani, affinché svolgano approfondite indagini e attività di monitoraggio;
fornire a tutte le vittime piena riparazione, compresa la riabilitazione, la restituzione, la compensazione e la garanzia di non ripetizione, per i crimini contro l’umanità e le altre violazioni dei diritti umani.

La risoluzione dovrebbe inoltre:

condannare le rappresaglie delle autorità siriane contro i difensori dei diritti umani e coloro che forniscono informazioni alla Commissione d’inchiesta e ad altri organismi delle Nazioni Unite per i diritti umani, e sollecitare l’immediata sospensione di tali rappresaglie;
raccomandare al Consiglio di sicurezza di deferire immediatamente al procuratore della Corte penale internazionale gli eventuali crimini commessi in base al diritto internazionale e coperti dalla giurisdizione della Corte, compresi i crimini contro l’umanità commessi dal governo siriano;
chiedere di rintracciare, congelare o sequestrare i beni all’estero del presidente Bashar al-Assad e dei suoi più stretti collaboratori, e imporre un embargo sulle armi alla Siria;
richiedere che il Segretario generale dell’Onu trasmetta la relazione della Commissione d’inchiesta al Consiglio di sicurezza conformemente ai poteri conferitigli dall’ articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite;
ricordare agli stati che i crimini contro l’umanità sono crimini su cui ogni stato può esercitare la giurisdizione universale;
ricordare agli stati i loro obblighi in base al diritto internazionale in materia di rifugiati e richiedenti asilo;
nominare un relatore speciale che cominci a lavorare non appena la Commissione di inchiesta concluderà il mandato per assicurare il monitoraggio sulla situazione e l’attuazione delle raccomandazioni della Commissione.