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Domenica 7 ottobre fonti vicine alla polizia turche, citate dall’agenzia di stampa Reuters, hanno affermato che Jamal Khashoggi, giornalista saudita dissidente nei confronti del governo di Riad, è stato ucciso all’interno del consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul.
La notizia è stata confermata da Yasin Aktay, dirigente del partito di governo Akp e consigliere del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
Del giornalista si erano perse le tracce da martedì 2 ottobre 2018 in Turchia.
“Le notizie dell’arrivo dall’Arabia Saudita di un apposito team per eseguire un ‘omicidio pianificato’ nel consolato saudita di Istanbul sono motivo di estremo allarme, dato che Khashoggi è scomparso da quando, il 2 ottobre, è entrato all’interno di quell’edificio“.
La direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International Lynn Maalouf ha così commentato la notizia.
“Se ciò fosse vero, ci troveremmo di fronte a un fatto senza precedenti. Un assassinio all’interno del consolato, che è territorio sotto la giurisdizione dell’Arabia Saudita, costituirebbe un’esecuzione extragiudiziale e seminerebbe il panico tra i difensori dei diritti umani e i dissidenti sauditi ovunque nel mondo, rendendo privo di significato il concetto della ricerca di protezione all’estero“.
Khashoggi, 59 anni, collaboratore del Washington Post, era andato al consolato saudita di Istanbul martedì per ottenere documenti per il suo prossimo matrimonio e da allora non si sono più avute sue notizie.
Ex consigliere del governo saudita, Khashoggi era volato in esilio negli Stati Uniti nel 2017 per timore di un possibile arresto, dopo aver criticato alcune decisioni del principe ereditario saudita, nonché ministro della Difesa, Mohammed bin Salman.
“Le autorità saudite usano regolarmente leggi drastiche per reprimere il dissenso all’ìnterno del paese e in passato hanno anche arrestato dissidenti all’estero. Ma la sparizione forzata, e ora il sospetto assassinio, di un loro connazionale che aveva cercato asilo all’estero dovrebbe far suonare un campanello d’allarme. Evidentemente le autorità saudite sono disposte persino a saltare le loro profondamente carenti procedure giudiziarie pur di punire chi osa criticarle in modo pacifico“, ha proseguito Maalouf.
“Se le notizie risulteranno vere, dovrà essere avviata subito un’indagine indipendente e i responsabili, a prescindere dal loro rango, dovranno essere portati di fronte alla giustizia“.
“Le autorità turche devono rendere urgentemente note tutte le conclusioni delle loro indagini per fornire chiarimenti alla famiglia di Jamal Khashoggi e contribuire alla ricerca della giustizia“, ha concluso Maalouf.