Sudan: Il blocco di internet minaccia l’accesso ai servizi umanitari e d’emergenza

8 Marzo 2024

Amnesty International

Tempo di lettura stimato: 8'

La quasi totale interruzione delle comunicazioni in Sudan, a seguito del blocco delle reti e di internet all’inizio di febbraio, comporta gravi rischi per il coordinamento dell’assistenza d’emergenza e dei servizi umanitari destinati a milioni di persone coinvolte nel conflitto in corso.

Le continue interruzioni hanno limitato le possibilità di milioni di persone di comunicare con le proprie famiglie, di cercare zone sicure dalla guerra, di avere accesso ai beni di prima necessità, così come di ricevere soldi tramite i servizi di trasferimento via cellulare.

“La persistente interruzione delle comunicazioni è inaccettabile e mette a rischio milioni di vite. Mentre milioni di fedeli musulmani si preparano a celebrare l’inizio del mese sacro di Ramadan, Amnesty International esige il pieno ripristino dei servizi di comunicazione in tutto il Sudan”, ha dichiarato Sarah Jackson, vicedirettrice di Amnesty International per l’Africa orientale e del sud.

“Questi continui blackout colpiscono popolazioni già vulnerabili, che subiscono la guerra da quasi un anno. Senza comunicazioni, le operazioni umanitarie e i servizi d’emergenza rischiano di essere completamente bloccate, mettendo a repentaglio milioni di vite. Le Forze armate sudanesi e le Forze di supporto rapido devono astenersi dal bloccare l’accesso a internet, di vitale importanza per tutta la popolazione civile”, ha proseguito Sarah Jackson.

Difficoltà a comunicare con le proprie famiglie e a monitorare le violazioni dei diritti umani

Oltre 20 persone intervistate da Amnesty International hanno raccontato che stanno ancora avendo difficoltà a comunicare con parenti e amici dall’inizio dell’interruzione di tutte le comunicazioni. Questa situazione ha generato ansia tra le comunità sudanesi residenti all’estero, impossibilitate a connettersi e comunicare con i propri cari.

Un cittadino sudanese attualmente in Kenya ha dichiarato:

“Non riesco a parlare coi miei parenti a Khartoum da oltre due settimane. Sono molto preoccupato per la loro situazione. Posso solo sperare che stiano bene. L’interruzione di internet mi fa stare in ansia per la mia famiglia ogni giorno”.

I difensori dei diritti umani che stanno monitorando la situazione in Sudan sono altresì impossibilitati a svolgere il loro lavoro di documentazione delle violazioni dei diritti umani a causa della chiusura di internet. Più di 15 difensori e difensore dei diritti umani intervistati da Amnesty International in Kenya e Uganda hanno dichiarato che fanno fatica a documentare le violazioni in corso nella maggior parte del Sudan.

Anche i ricercatori di Amnesty International hanno riscontrato estreme difficoltà nella comunicazione con le persone in Sudan, in particolare nelle città di Khartoum, Bahri e Omdurman.

L’impatto sui servizi di emergenza

Anche il lavoro degli operatori sanitari è stato gravemente compromesso, come nel caso delle Emergency Response Rooms (Err), create spontaneamente per coordinare l’arrivo degli aiuti ai sudanesi colpiti dalla guerra e per fornire servizi salvavita alle comunità locali. Si tratta di stanze virtuali, coordinate da sudanesi e volontari sul campo, che gestiscono le richieste delle persone tramite gruppi WhatsApp e altre piattaforme social. Queste richieste includono necessità di evacuazione, individuazione di percorsi sicuri e uscite, opzioni di trasporto, accesso a cibo, acqua, elettricità, rifugi e altri bisogni di prima necessità. A causa del blocco di internet, l’importante lavoro delle Err è sull’orlo del collasso.

Cinque coordinatori delle Err, intervistati da Amnesty International, hanno raccontato di essere in grave difficoltà nel comunicare con i loro colleghi sul campo al fine di fornire cibo e altri beni necessari alla popolazione.

Un rappresentante attualmente fuori dal Sudan ha affermato: “A causa del blocco di Internet, non siamo in grado di comunicare con i nostri volontari, non possiamo acquistare cibo, medicine e fornire servizi a chi ne ha bisogno. La maggior parte delle nostre cucine comunitarie nella Grande Khartoum sono isolate e quindi non funzionano. Non possiamo neanche acquistare e consegnare medicine e altri dispositivi medici alle poche strutture sanitarie che ancora operano in città”.

L’impatto sui trasferimenti di denaro tramite cellulare

A causa del blocco di internet, le persone coinvolte nel conflitto e chi coordina le risposte d’emergenza nel paese sono impossibilitati a inviare o trasferire denaro sia dall’estero verso il Sudan che all’interno del paese attraverso le applicazioni di mobile banking, uno dei pochi mezzi rimanenti per trasferire soldi in Sudan. In alcuni casi, quando il denaro viene trasferito, i destinatari non sono in grado di accedere ai fondi.

Un operatore umanitario ha dichiarato: “Gli e-wallet richiedono connessione a internet per completare le transazioni. La mancanza di connessione blocca le transazioni degli e-wallet e l’assenza di denaro significa che non possiamo portare avanti gran parte del lavoro dell’Err, incluso il trasporto di cibo e altre necessità”.

“L’insicurezza, i saccheggi e gli ostacoli burocratici stanno influenzando la distribuzione dell’assistenza umanitaria in molte parti del paese e il blocco di internet sta aggravando una situazione già disperata. Chiediamo a tutte le parti coinvolte nel conflitto di garantire un accesso umanitario senza restrizioni e sicuro per tutti coloro che ne hanno bisogno”, ha aggiunto Sarah Jackson.

“In vista della Conferenza dei donatori di Parigi, che si terrà il 15 aprile, Amnesty International chiede anche alla comunità internazionale di aumentare e rafforzare gli aiuti umanitari per il Sudan”, ha concluso Sarah Jackson.

Ulteriori informazioni

Il 4 febbraio, l’organizzazione giornalistica investigativa Netblocks ha segnalato interruzioni da parte di diversi fornitori di servizi internet in Sudan, dove i livelli di connessione erano già fortemente ridotti a causa del conflitto in corso. Il 7 febbraio, Netblocks ha segnalato un nuovo crollo della connessione internet in Sudan, con il principale operatore mobile Zain che è andato quasi completamente offline. La connessione internet rimane ardua in molte regioni del Sudan nonostante segnalazioni del graduale ripristino in alcune aree.

Dallo scoppio del conflitto nell’aprile 2023, secondo Access Now, sia le Forze armate sudanesi che le Forze di supporto rapido hanno bloccato l’accesso a internet per ostacolare il flusso di informazioni nelle zone controllate dagli avversari. Il recente blackout di inizio febbraio sta aggravando una già catastrofica crisi umanitaria e dei diritti umani che ha causato la morte di oltre 14.600 persone e costretto alla fuga più di nove milioni di persone, configurandosi come la più grande crisi a livello globale. La continua strumentalizzazione delle interruzioni di internet da parte delle parti in conflitto in Sudan viola il diritto internazionale.

Notizie di stampa e interviste condotte da Amnesty International a cinque esperti sudanesi hanno attribuito la responsabilità del totale blocco delle comunicazioni che ha colpito il Sudan il 7 febbraio alle Forze di supporto rapido. Secondo gli esperti, esse stavano imponendo un blocco delle comunicazioni in risposta a un analogo blocco ordinato dalle Forze armate sudanesi alla fine dell’anno scorso nel Darfur, che è in gran parte sotto il controllo dalle Forze di supporto rapido.