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Il referendum “sull’autodeterminazione” del 25 novembre, che intendeva porre la Costituzione sopra al diritto internazionale e uscire dai trattati internazionali qualora in contrasto con le norme costituzionali, è fallito con il 66 per cento dei voti contrari.
In caso di vittoria del sì, sarebbero stati a rischio gli obblighi della Svizzera nei confronti dei diritti umani e sarebbe stato possibile ritirare il paese dalla giurisdizione della Corte europea dei diritti umani e dall’appartenenza al Consiglio d’Europa.
“La popolazione svizzera non ha ceduto di fronte alle promesse ingannevoli e ha usato il referendum per dire che intende vivere in una società in cui i diritti umani appartengano a tutti”, ha dichiarato Kumi Naidoo, segretario generale di Amnesty International.
“In un periodo in cui molti leader nel mondo fanno passi indietro nel campo della protezione dei diritti umani e attaccano, usandoli come capri espiatori, i gruppi più vulnerabili, la popolazione svizzera ha votato per i diritti umani. Questo è un segnale molto importante”, ha concluso Naidoo.
“Il chiaro esito del referendum è il riconoscimento dell’importanza della Convenzione europea dei diritti umani, della certezza della legge, della separazione dei poteri e della protezione delle minoranze”, ha dichiarato Manon Schick, direttrice di Amnesty International Svizzera, che insieme ad altre organizzazioni per i diritti umani ha preso attivamente parte alla campagna per il no.