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Dopo due settimane di negoziati, la conferenza sul clima Cop26 si è risolta, secondo Amnesty International, in “un tradimento catastrofico nei confronti dell’umanità”. Invece di proteggere le persone più danneggiate dall’emergenza climatica, i leader mondiali hanno ceduto agli interessi dell’industria del fossile e di altri potenti attori economici.
“La Cop26 non ha prodotto un risultato in grado di proteggere il pianeta e le persone che lo abitano. Ha tradito le fondamenta su cui sono state edificate le Nazioni Unite. I negoziati si sono conclusi con decisioni che ignorano, demoliscono o barattano i nostri diritti, soprattutto quelli delle comunità più marginalizzate al mondo, trattate come danni collaterali sopportabili”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
“Il mancato impegno a mantenere l’aumento della temperatura globale entro un grado e mezzo condannerà oltre mezzo miliardo di persone, soprattutto nel Sud del mondo, a contare su insufficienti quantità di acqua e centinaia di milioni di persone a temperature estreme. Nonostante questo disastroso scenario, gli stati ricchi non si sono impegnati a destinare fondi per risarcire le comunità che hanno subito perdite e danni a seguito del cambiamento climatico. Né si sono impegnati a destinare finanziamenti a fondo perduto per affrontare la crisi climatica ai paesi in via di sviluppo, col risultato che gli stati più poveri e con meno risorse per contrastarla si ritroveranno alle prese con un insostenibile livello di debito”, ha aggiunto Callamard.
“È amaro constatare come le tante scappatoie contenute nell’accordo finale della Cop26 favoriscano gli interessi delle imprese fossili e non i nostri diritti. Il documento finale non menziona l’uscita dal fossile, dimostrando quella mancanza d’ambizione e di azione così necessaria in questo periodo drammatico. Inoltre, l’attenzione destinata alla compensazione per gli stati ricchi che a un certo punto usciranno dal carbone ignora le possibili conseguenze per i popoli nativi e le comunità che rischiano di essere sgomberati per favorire i meccanismi di compensazione. Siamo di fronte a un’inaccettabile ripiego rispetto all’obiettivo di zero emissioni”, ha proseguito Callamard.
“Le decisioni prese dai nostri leader a Glasgow comportano gravi conseguenze per tutta l’umanità. Ma siccome loro hanno dimenticato le persone che dovrebbero servire, allora le persone devono mettersi insieme per mostrare loro cosa può essere raggiunto. Nei prossimi dodici mesi dobbiamo restare uniti per chiedere ai nostri governi di assumere iniziative ambiziose che abbiano le persone e i diritti umani al loro centro. Se non uniremo cuori e menti per risolvere questa minaccia esistenziale all’umanità, perderemo tutto”, ha concluso Callamard.