Traffico d’armi: embarghi sistematicamente violati

14 Marzo 2006

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Rapporto di Amnesty, Oxfam e Iansa: ‘Trafficanti di armi impuniti, tutti gli embarghi sulle armi dell’Onu dell’ultimo decennio sistematicamente violati’

CS30-2006: 16/03/2006

Gli embarghi sulle armi vengono sistematicamente violati e devono essere urgentemente rafforzati se davvero si vuole fermare i flussi di armi che alimentano le violazioni dei diritti umani. È quanto affermano Amnesty International, Oxfam International e Iansa (la Rete internazionale di azione sulle piccole armi), in un rapporto presentato oggi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Secondo la campagna Control Arms, ognuno dei 13 embarghi imposti nell’ultimo decennio è stato ripetutamente violato. Inoltre, nonostante siano nominate a centinaia nei vari rapporti dell’Onu, solo una manciata delle persone responsabili delle rotture degli embarghi è stata portata con successo di fronte alla giustizia.

‘Negli ultimi dieci anni, le violazioni sistematiche degli embarghi dell’Onu sono state accompagnate dalla quasi totale impunità. Trafficanti di armi privi di scrupoli continuano a farla franca rispetto alle gravi violazioni dei diritti umani di cui si rendono responsabili e a farsi beffe degli sforzi del Consiglio di sicurezza’ – ha denunciato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International.

La campagna Control Arms chiede oggi al Consiglio di sicurezza di rafforzare l’applicazione degli embarghi dell’Onu, attraverso una serie di nuove misure tra cui l’urgente accordo su un Trattato internazionale sul commercio delle armi.

Questo Trattato consentirebbe ai governi di agire congiuntamente per controllare in modo rigoroso i trasferimenti di armi convenzionali, creando in questo modo le condizioni per un effettivo rispetto degli embarghi dell’Onu. Da quando, nell’ottobre 2003, è stata lanciata la campagna Control Arms, più di 45 paesi hanno espresso il proprio sostegno al Trattato.

Le principali conclusioni del rapporto di Amnesty, Oxfam e Iansa sono:

agli investigatori dell’Onu incaricati di verificare il rispetto degli embarghi vengono vergognosamente concessi poco tempo e scarse risorse;
nonostante il rispetto degli embarghi dell’Onu sia vincolante dal punto di vista del diritto internazionale, molti Stati non hanno neanche introdotto leggi che considerano reato penale la loro violazione;
la documentazione sull’esportazione, l’importazione e il trasporto viene regolarmente falsificata e funzionari statali spesso coprono i trasferimenti di armi;
i peacekeeper dell’Onu non sono addestrati per rintracciare dati sulle armi e le missioni Onu non hanno mezzi adeguati per controllare i punti d’ingresso delle armi nelle zone sottoposte a embargo.

Ogni giorno i trafficanti illegali di armi rimangono impuniti per i loro omicidi. Gli embarghi devono essere rafforzati ma, anche in questo caso, rischiano di rimanere uno strumento privo di incisività. Essi vengono imposti dal Consiglio di sicurezza sulla base di valutazioni politiche più che di principio e solitamente troppo tardi per salvare vite umane. Il mondo chiede urgentemente un Trattato sul commercio delle armi, se si vuole davvero che cessino di finire nelle mani sbagliate‘ – ha dichiarato Barbara Stocking, direttrice di Oxfam.

Secondo la campagna Control Arms, tra il 1990 e il 2001 solo in 8 su 57 conflitti, e per di più tardivamente, l’Onu ha imposto un embargo. Un Trattato internazionale sul commercio delle armi fornirebbe un più ampio quadro di riferimento per prevenire le vendite delle armi prima dello scoppio di un conflitto o prima che le violazioni dei diritti umani raggiungano il loro apice. Inoltre, il Trattato consentirebbe una più rigorosa applicazione degli embarghi dell’Onu attraverso standard basati sul diritto internazionale.

Da oggi la campagna Control Arms lancia il conto alla rovescia: 100 giorni all’inizio della conferenza mondiale dell’Onu sulle piccole armi, in programma a giugno. Nei prossimi 100 giorni, in 110 paesi verranno organizzati marce, concerti e altre iniziative per spingere i rispettivi governi a sostenere il Trattato.

Nei 100 giorni che precederanno la conferenza dell’Onu sulle piccole armi, 100.000 persone moriranno e molte altre verranno ferite e andranno incontro a sofferenze terribili a causa delle armi. Da oggi, dal Kenya al Canada fino al Cile, la gente chiederà ai propri leader di pretendere un controllo globale per impedire che le armi finiscano nelle mani sbagliate’ – ha affermato Rebecca Peters, direttrice di Iansa.

Oltre 800.000 persone in 160 paesi (di cui oltre 28.000 in Italia) hanno già aggiunto la propria foto alla ‘Million Faces Petition’, la più grande foto-petizione del mondo, per chiedere ai leader mondiali di sostenere più stretti controlli sul commercio delle armi. La foto-petizione verrà consegnata alla conferenza dell’Onu di giugno, a simboleggiare il milione di persone uccise dalle armi dall’ultima conferenza sullo stesso tema, svoltasi nel 2001.

Ulteriori informazioni sulla campagna Control Arms

Ogni anno, in tutto il mondo, circa mezzo milione di esseri umani sono uccisi dalla violenza armata: una persona al minuto. Ci sono circa 639 milioni di armi leggere nel mondo oggi e 8 milioni vengono prodotte ogni anno.

Le armi purtroppo circolano liberamente in molte zone del mondo attraversate da conflitti. La loro diffusione incontrollata e il loro uso arbitrario da parte di eserciti regolari e di gruppi armati hanno un costo elevato in termini di vite umane, di risorse e di opportunità per sfuggire alla povertà. Ogni anno, in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina si spendono in media 22 miliardi di dollari per l’acquisto di armi: una somma che avrebbe permesso a questi paesi di mettersi in linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, eliminare l’analfabetismo (cifra stimata: 10 miliardi di dollari l’anno) e ridurre la mortalità infantile e materna (cifra stimata: 12 miliardi di dollari l’anno).

Per far fronte a questo drammatico problema, è nata la mobilitazione internazionale Control Arms, lanciata congiuntamente da Amnesty International, Oxfam e Iansa, che si prefigge l’obiettivo dell’adozione di un Trattato internazionale sul commercio delle armi.

Nel nostro paese la campagna è rilanciata dalla Sezione Italiana di Amnesty International e dalla Rete italiana per il Disarmo. Oltre a contribuire alla grande mobilitazione mondiale, i promotori intendono agire per migliorare gli strumenti legislativi e di trasparenza esistenti in Italia sul commercio di armi. Il nostro paese è infatti il quarto produttore e il secondo esportatore mondiale di armi leggere, eppure la nostra legislazione è vecchia di 30 anni e ad oggi non esiste alcuna forma di controllo sugli intermediatori internazionali di armi.

FINE DEL COMUNICATO                                                  Roma, 16 marzo 2006

Per ulteriori informazioni, interviste e approfondimenti:

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