Turchia: a rischio l’indipendenza e imparzialità del potere giudiziario

26 Febbraio 2014

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Il 15 febbraio il parlamento turco ha adottato emendamenti legislativi che aumentano notevolmente l’influenza del ministro della Giustizia sul Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri (Hcjp), l’ente responsabile delle nomine e dei procedimenti disciplinari per tutti gli organi di magistratura. Amnesty International teme che questi cambiamenti possano indebolire l’indipendenza della magistratura e costituire un passo indietro rispetto all’importante riforma dell’Hcjp approvata con emendamenti costituzionali appena quattro anni fa.

La nuova normativa è arrivata in parlamento dopo i tentativi del governo di bloccare un’indagine per corruzione a carico di funzionari pubblici e imprenditori vicini al primo ministro, a seguito della quale migliaia di poliziotti e decine di giudici e pubblici ministeri sono stati trasferiti dai loro incarichi.

Amnesty International da tempo esprime preoccupazione sulla correttezza dei processi in Turchia, in particolare su quelli a carico di persone che hanno criticato le istituzioni o espresso posizioni contrarie a quelle ufficiali su questioni delicate. Gli emendamenti costituzionali ottenuti col referendum del 2010 hanno accresciuto la rappresentanza del potere giudiziario all’interno dello Hcjp. Tuttavia, la riforma è stata erosa ora da una mossa che rafforzerà il ruolo del potere esecutivo nelle nomine di giudici e pubblici ministeri e nei provvedimenti disciplinari. Preoccupa anche il rischio che questi cambiamenti riducano la probabilità che funzionari pubblici siano chiamati in giudizio per gli abusi commessi.

È necessario che gli emendamenti vengano approvati dal presidente affinché diventino legge. Il principale partito di opposizione ha deciso di fare ricorso in Corte costituzionale. Ai sensi delle convenzioni internazionali sui diritti umani di cui la Turchia è parte, fra cui il Patto Internazionale sui diritti civili e politici, è necessario garantire il diritto all’uguaglianza dinanzi alla legge e il diritto all’equo processo. Il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani, l’organismo incaricato dell’interpretazione del Patto, ha affermato che il requisito di indipendenza si riferisce alla nomina dei giudici, alla tutela dei loro beni, alle condizioni che disciplinano la loro promozione, il trasferimento, la sospensione e la cessazione delle funzioni, l’effettiva indipendenza dall’esecutivo.

Amnesty International teme che le modifiche allo Hcjp pregiudichino l’indipendenza della magistratura nelle materie sopra elencate, dando al ministro della Giustizia, in qualità di presidente, maggiori poteri di nomina e decisionali.

Il presidente dello Hcjp, accanto al vice presidente, è responsabile per le indagini disciplinari e penali condotte su altri membri dello Hcjp ed emette le sentenze in tutti i processi che ne possono derivare. Un certo numero di poteri decisionali, in precedenza assegnati al Consiglio generale dell’Hcjp e ai direttori dei suoi dipartimenti, vengono trasferiti al presidente.

Le modifiche gli garantiscono inoltre ulteriori poteri nell’impostare l’agenda dello Hcjp e nel partecipare alle riunioni relative alle indagini disciplinari e penali a carico di giudici e pubblici ministeri di tutto il paese. Gli emendamenti conferiscono al presidente dell’Hcjp il potere di selezionare quali membri del Consiglio generale possono entrare in quale dei tre dipartimenti dello Hcjp e gli assegnano maggiori poteri di nomina del personale.

La composizione e il metodo di selezione dei membri dello Hcjp rimangono immutati: l’organo è composto da 22 membri, di cui, oltre al ministro della Giustizia e al suo sottosegretario, 15 sono eletti dagli organi di giustizia nazionali, 1 tra i membri del Consiglio generale dell’Accademia del diritto e quattro sono studiosi di discipline giuridiche e avvocati scelti dal presidente.
Amnesty International chiede alle autorità turche di ritirare gli emendamenti che concedono ulteriori poteri di nomina e decisionali al ministro della Giustizia, perché minacciano sia l’indipendenza reale che l’imparzialità percepita del potere giudiziario in Turchia e il diritto a un equo processo.