Turchia: Ong unite per difendere la società civile dall’annientamento

28 Febbraio 2019

Tempo di lettura stimato: 7'

Le principali Ong in Turchia hanno presentato un appello congiunto per chiedere che vengano fatte cadere le assurde accuse rivolte a Osman Kavala e ad altri 15 rappresentanti di spicco e la fine della crescente repressione e criminalizzazione della società civile.

La lettera aperta, firmata da diverse organizzazioni tra cui Amnesty International, Human Rights Watch e altre otto Ong, chiede la fine della campagna orchestrata di intimidazioni e vessazioni giudiziarie contro gli attivisti della società civile in Turchia.

TESTO COMPLETO DELLA LETTERA

Uniti contro i tentativi di distruggere la società civile

In reazione alle assurde accuse rivolte contro Osman Kavala e Yiğit Aksakoğlu, entrambi detenuti in attesa di processo, e contro altri 14 esponenti della società civile tutti accusati di “aver tentato di rovesciare il governo”, noi, le organizzazioni dei diritti umani di seguito elencate, chiediamo di porre fine alla crescente repressione e criminalizzazione della società civile.

In Turchia negli ultimi cinque giorni, nell’ambito di una coordinata campagna di disinformazione, i presunti dettagli di un’accusa contro questi 16 attori della società civile sono trapelati tramite i mezzi di informazione ufficiali. Secondo alcune informazioni trapelate dall’incriminazione e ancora non a disposizione degli avvocati della difesa, le accuse si concentrano sulle proteste del 2013 di Gezi Park, un movimento di protesta estremamente pacifico che venne represso dal governo con diffuse violazioni commesse dalla polizia.

Un gruppo molto più numeroso di esponenti della società civile continua a essere indagato all’interno della stessa indagine. Sia quelli sotto inchiesta sia quelli rinviati a giudizio non sono responsabili delle proteste di Gezi Park, che devono essere considerate un esercizio della libertà di espressione, né colpevoli di alcun altro crimine. La corte dovrebbe respingere qualsiasi atto di accusa basato su cospirazioni assurde e non supportate da alcuna prova significativa e Osman Kavala e Yiğit Aksakoğlu, che sono stati imprigionati per 16 e 3 mesi, dovrebbero essere rilasciati immediatamente.

Questo ultimo attacco alla società civile arriva in un momento in cui i difensori dei diritti umani e altri attivisti della società civile affrontano sempre più detenzioni, azioni giudiziarie e carcerazioni semplicemente per aver denunciato violazioni dei diritti umani e per aver chiesto verità, giustizia, cambiamenti.

La settima udienza del processo “Büyükada” ai danni di 11 difensore e difensori dei diritti umani si terrà il prossimo mese. In questo processo non è stata presentata alcuna prova a sostegno delle accuse inventate di terrorismo, che si basano esclusivamente sulle attività degli accusati in difesa dei diritti umani.

Oggi, i difensori dei diritti umani Şebnem Korur Fincancı, Erol Önderoğlu e Ahmet Nesin compaiono tribunale per rispondere alle accuse di “propaganda terroristica” per aver partecipato a un’azione di solidarietà per l’ormai chiuso quotidiano Özgür Gündem. Anche i giornalisti che lavoravano per Özgür Gündem si trovano ad affrontare una campagna di persecuzione giudiziaria. Due mesi fa Şebnem Korur Fincancı è stata condannata per aver fatto “campagna terroristica” e condannata a due anni e mezzo di carcere per aver firmato la “Petizione per la pace”. Per la condanna è stato presentato ricorso in una corte d’appello regionale. Tuttavia, in precedenti sentenze queste corti d’appello non sono riuscite a dimostrare di essere indipendenti dal governo. La difensora dei diritti umani Eren Keskin, coeditrice di Özgür Gündem come forma di solidarietà con il giornale, è sotto processo in più di 100 procedimenti. Nel frattempo, 29 persone di Accademici per la pace sono state condannate alla reclusione. Venticinque di loro saranno imprigionati se la corte d’appello regionale confermerà le condanne negli appelli in corso.

La solidarietà a Özgür Gündem e ad Accademici per la pace durante i processi è tra le motivazioni a cui fa ricorso il governo per reprimere e mettere a tacere centinaia di attivisti della società civile in Turchia. Questa situazione è emersa proprio mentre i tribunali hanno emesso pene detentive sempre più severe per atti analoghi di legittimo dissenso.

I trattati internazionali ratificati dalla stessa Turchia pongono un importante accento sul ruolo svolto dai difensori dei diritti umani, dalla società civile e dalla libertà di stampa nel garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. L’effettiva tutela della libertà, della sicurezza, della dignità e dell’integrità fisica e psicologica dei difensori dei diritti umani è anche una condizione preliminare per il diritto di difendere i diritti umani.

Il diritto internazionale insiste anche sul fatto che la responsabilità fondamentale della protezione dei difensori dei diritti umani appartiene allo stato. Lo stato è in definitiva responsabile della protezione di tutti i diritti di cui godono i difensori dei diritti umani: dai diritti alla libertà di pensiero e di espressione ai diritti, alla libertà di associazione e riunione pacifica.

Noi, le organizzazioni firmatarie, siamo unite contro questi sforzi per annientare la società civile indipendente in Turchia, chiedendo la fine dell’orchestrata campagna d’intimidazione e vessazione giudiziaria degli attivisti della società civile in Turchia, e ancora una volta ricordiamo alle autorità i loro obblighi di proteggere le persone che difendono i diritti umani secondo il diritto internazionale.

Difensori dei diritti civili

  • Associazione per il monitoraggio dei diritti di uguaglianza (Eşit Haklar İçin İzleme Derneği)
  • Centro per la memoria (Hakikat Adalet Hafıza Merkezi)
  • Iniziativa dei diritti umani (Hak İnisiyatifi Derneği)
  • Associazione diritti umani (İnsan Hakları Derneği)
  • Associazione agenda dei diritti umani (İnsan Hakları Gündemi Derneği)
  • Reporters senza frontiere (Sınır Tanımayan Gazeteciler)
  • Fondazione turca dei diritti umani (Türkiye İnsan Hakları Vakfı)
  • Citizens’ Assembly Turchia (Yurttaşlık Derneği)
  • Amnesty International (Uluslararası Af Örgütü)

Roma, 28 febbraio 2019

Per interviste:

Amnesty International Italia – Ufficio Stampa

Tel. 06 4490224 – cell. 348 6974361, e-mail: press@amnesty.it