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Turchia, appello delle Ong: rilasciare giornalisti, difensori dei diritti umani e altri prigionieri che rischiano il contagio da Covid-19
A seguito dei crescenti allarmi sulla diffusione del Covid-19 nelle carceri, il governo della Turchia sta accelerando la stesura di una proposta di legge che potrebbe far tornare in libertà fino a 100.000 prigionieri.
Si tratta di un provvedimento positivo, secondo Amnesty International e altre 26 associazioni e gruppi per i diritti umani (l’elenco è alla fine), che hanno diffuso questa nota congiunta:
“Il sovraffollamento e l’insalubrità delle strutture penitenziarie già in condizioni normali rappresentano una minaccia per una popolazione carceraria di quasi 300.000 persone e per decine di migliaia di persone che vi lavorano. Con la pandemia da Covid-19 la situazione potrebbe solo peggiorare.
Temiamo tuttavia che, stando all’attuale bozza del provvedimento, giornalisti, difensori dei diritti umani, altre persone in carcere solo per aver espresso i loro diritti e ulteriori detenuti che avrebbero titolo a essere rilasciati, rimarranno dietro le sbarre.
Chiediamo al governo turco di rilasciare tutte queste persone.
Inoltre, riteniamo che le autorità di Ankara dovrebbero riesaminare i casi di tutti i detenuti in attesa di giudizio con la prospettiva di un loro rilascio. La detenzione preventiva dovrebbe essere una misura eccezionale mentre invece in Turchia è applicata regolarmente e in modo punitivo.
Il governo dovrebbe prendere in seria considerazione anche il rilascio di prigionieri particolarmente vulnerabili al contagio, come gli anziani e quelli che versano in gravi condizioni di salute.
Tutti i prigionieri dovrebbero in ogni caso avere rapido accesso alle visite e alle cure mediche, comprese quelle relative alla prevenzione e al trattamento del virus Covid-19. Il personale delle carceri e gli operatori sanitari che lavorano al loro interno dovrebbero avere accesso a informazioni, equipaggiamento, formazione e sostegno adeguati.
Sulla base della Legge sull’esecuzione delle pene e sulle misure di sicurezza, i prigionieri possono essere posti in libertà condizionata dopo aver scontato due terzi della condanna. La proposta di legge che il parlamento turco dovrebbe approvare nel giro di pochi giorni riduce questo periodo a metà della condanna e autorizza gli arresti domiciliari per le donne incinte e gli ultrasessantenni con verificati problemi di salute.
Per i detenuti condannati o accusati di un ridotto numero di reati, compresi quelli di terrorismo, la riduzione della proporzione di condanna già scontata per chiedere la libertà condizionata non varrà, così come per quelli in detenzione preventiva o per coloro la cui condanna è attualmente oggetto di un ricorso.
La legislazione antiterrorismo è formulata in modo vago ed è ampiamente usata per fabbricare accuse contro giornalisti, attivisti dell’opposizione, avvocati, difensori dei diritti umani e altri dissidenti. Come verificato in numerosi processi cui abbiamo assistito, molte di queste persone trascorrono lunghi periodi di detenzione preventiva e altrettante vengono condannate per reati di terrorismo solo per aver espresso le loro opinioni, senza alcuna prova che abbiano mai fatto uso della violenza o l’abbiano incitato o che abbiano dato appoggio a organizzazioni illegali.
Tra questi detenuti figurano il noto giornalista e scrittore Ahmet Altan, l’esponente politico curdo Selahattin Demirtaş, l’uomo d’affari e leader della società civile Osman Kavala e molti accademici, difensori dei diritti umani e giornalisti.
Demirtaş ha riferito di avere problemi cardiaci, Altan e Kavala hanno più di 60 anni e questo significa che sono soggetti a rischio di contagio da Covid-19. Non avrebbero mai dovuto finire in carcere e non rilasciarli peggiorerebbe solo il quadro delle gravi violazioni dei diritti umani che hanno già subito.
Chiediamo al governo e al parlamento della Turchia di rispettare il principio di non discriminazione nell’attuazione delle misure che verranno assunte per mitigare il rischio di pandemia da Covid-19 nelle prigioni del paese. Non farlo, nel contesto della proposta di legge per il decongestionamento delle carceri, significherebbe escludere il rilascio di determinati prigionieri sono a causa delle loro idee politiche.
Migliaia di persone sono dietro le sbarre solo per aver esercitato i loro diritti alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica. Ora corrono un pericolo senza precedenti per la loro salute. Nel rispetto dei suoi impegni di diritto internazionale, la Turchia ha il chiaro obbligo di prendere tutte le misure necessarie per assicurare il diritto alla salute di tutti i prigionieri, senza alcuna discriminazione.
Invitiamo le autorità turche a cogliere questa opportunità per rilasciare immediatamente tutte le persone ingiustamente imprigionate e a valutare con urgenza il rilascio di tutte le persone che non sono state condannate per alcun reato e di coloro che sarebbero particolarmente a rischio nell’ipotesi di una rapida propagazione del Covid-19 e la cui salute non può essere garantita in luoghi sovraffollati e insalubri“.
La dichiarazione è stata sottoscritta da Article 19, Punto24 – Platform for Independent Journalism, Amnesty International, Articolo 21, Association of European Journalists, Cartoonists’ Rights Network International, Committee to Protect Journalists, Danish PEN, English PEN, European Centre for Press and Media Freedom, European Federation of Journalists, Freedom House, Frontline Defenders, German PEN, Index on Censorship, Initiative for Free Expression – Turkey, International Press Institute, IPS Communication Foundation/bianet, IFEX – the Global Network Defending and Promoting Free Expression, Norwegian PEN, Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa, PEN Canada, Reporters sans frontieres, South East Europe Media Organisation, Swedish PEN, Turkey Human Rights Litigation Support Project e Wan-Ifra/World Association of News Publishers.