Ucraina: necessaria inchiesta imparziale su quanto accaduto il 2 maggio a Odessa

8 Maggio 2014

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Amnesty International e Human Rights Watch hanno chiesto alle autorità ad interim dell’Ucraina di svolgere un’inchiesta approfondita e imparziale sui drammatici eventi del 2 maggio a Odessa, che hanno causato almeno 46 morti e 200 feriti.

Alle 3 di pomeriggio, due ore prima dello svolgimento della partita di calcio tra il Metallist di Kharkiv e il Chernomorets di Odessa, sono iniziati scontri tra sostenitori del governo ad interim di Kiev e oppositori. Dal centro, gli scontri si sono propagati in altri quartieri di Odessa. Secondo le immagini esaminate da Amnesty International e Human Rights Watch e le testimonianze raccolte da quest’ultima organizzazione, i gruppi rivali si sono affrontati con bastoni di legno, bombe Molotov, pezzi di asfalto e altri oggetti contundenti . Dopo l’uccisione di un sostenitore del governo, la folla pro-Kiev ha assaltato un accampamento di manifestanti anti-Kiev che era stato allestito diversi mesi prima all’esterno della sede del sindacato.

Sulla base di quanto riferito dai testimoni, i manifestanti anti-Kiev e altre persone coinvolte negli scontri hanno cercato riparo nell’edificio del sindacato e a qual punto la folla dei manifestanti filo-governativi li ha attaccati. L’edificio ha poi preso fuoco, quando molte persone si trovavano all’interno. Decine di persone sono morte bruciate, per aver inalato fumo o dopo essersi gettate nel vuoto ma alcune di esse sono state uccise a colpi di arma da fuoco.

Le circostanze della morte di queste ultime persone e il modo in cui sono state colpite lasciano aperte molte domande cui solo un’inchiesta approfondita e imparziale potrà fornire risposte adeguare. L’inchiesta dovrà anche identificare le cause dell’incendio e provare a spiegare perché l’operato delle forze di polizia sia stato particolarmente inadeguato. In particolare, dovrà chiarire perché la polizia sia apparsa così impreparata a gestire gli scontri, fino a che punto questi potevano essere previsti – dato il sostegno delle tifoserie calcistiche per le autorità di Kiev e il fatto che le forze anti-Kiev erano accampate da settimane in città – e perché non siano state prese misure efficaci per contenere la violenza.

Le immagini disponibili su Internet, a conferma di quanto riferito da alcuni giornalisti, mostrano le forze di polizia assistere passivamente ai preparativi, su entrambi i fronti, delle azioni violente: ad esempio, si vedono chiaramente persone prendere dalle automobili bottiglie Molotov, bastoni e altre armi. Un altro filmato mostra la polizia limitarsi a osservare atti di violenza, come scambi di colpi di arma da fuoco, lanci di pietre e aggressioni da entrambi i lati. I testimoni ascoltati da Human Rights Watch hanno lamentato l’inazione della polizia anche quando gli atti di violenza accadevano sotto gli occhi degli agenti: ‘Non sarebbero intervenuti fino quando non avessero ricevuto ordini in merito‘.

Dopo i fatti del 2 maggio, sono state arrestate oltre 100 persone sospettate di aver preso parte alle violenze. Il 4 maggio, le autorità locali ne hanno rilasciate 67, a quanto pare manifestanti anti-Kiev, per evitare che il centro di detenzione preventiva venisse assaltato. Secondo Amnesty International e Human Rights Watch, le autorità dovrebbero spiegare perché sono state arrestate solo persone che si oppongono alle autorità di Kiev e garantire che coloro che sono ancora in stato di fermo siano informati sui motivi del loro arresto, sulle incriminazioni eventualmente mosse a loro carico e siano prontamente portati di fronte al giudice che dovrà decidere sulla legittimità del loro arresto.

Sempre il 4 maggio, il primo ministro ad interim Arseniy Yatseniuk ha accusato la polizia di non aver saputo impedire la perdita di vite umane e ha licenziato il capo e il vicecapo della polizia di Odessa. Yatseniuk ha poi annunciato la nomina di un’unità speciale d’indagine presso l’ufficio del Procuratore generale sui fatti di Odessa. Il 6 maggio, il ministro degli Interni ha fatto sapere tramite la sua pagina Facebook che esperti internazionali sarebbero stati invitati a far parte di questa unità speciale. Il nuovo capo della polizia ha comunicato agli organi d’informazione che un team di investigatori proveniente da Kiev aveva iniziato a lavorare per stabilire cosa fosse successo il 2 maggio, col sostegno di esperti internazionali europei e israeliani.

Amnesty International e Human Rights Watch ritengono essenziale che l’inchiesta, a prescindere dalla sua forma specifica, sia realmente efficace e indipendente e sia svolta da personale di riconosciuta competenza, integrità e indipendenza, elementi cruciali per assicurare che si possa accertare la verità sui fatti di Odessa del 2 maggio, guadagnando in tal modo la fiducia di tutte le parti in Ucraina.

Infine, le autorità dovrebbero tenere informati l’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa sui passi avanti delle indagini e, una volta terminate queste ultime, dovrebbero rendere pubbliche le conclusioni al più presto possibile.