Un futuro migliore

5 Ottobre 2019

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di Mona Elfareh

Il 15 giugno, con i miei amici avevamo programmato di andare a nuotare e fare un barbecue. Invece mi sono svegliata con il suono dei messaggi e chiamate perse. Ho capito subito che era successo qualcosa alla mia amica Taibeh e alla sua famiglia.

Taibeh Abbasi è nata in Iran da genitori afgani. Nel 2012, quando aveva 13 anni, è arrivata in Norvegia e le è stato accordato lo status di rifugiata, che è stato poi revocato nel 2013, dopo che le autorità norvegesi hanno decretato che Kabul, in Afghanistan, era un luogo “sicuro” per i rimpatri.

Taibeh non è mai stata in Afghanistan.

Lei e la sua famiglia si sono appellati contro la decisione ma dopo una lunga battaglia giudiziaria, hanno perso e sono rimasti in Norvegia senza uno status regolare.

Durante l’ultimo anno delle superiori, mio fratello mi ha raccontato la sua storia. Ha chiesto il mio aiuto, anche come rappresentate del consiglio degli studenti, e presto sono diventata molto amica di Taibeh, e lo sono ancora.

Ecco perché ero così sconvolta quando un’amica mi ha detto che dovevo andare immediatamente alla stazione di polizia.

Solo poche ore prima, gli agenti erano entrati nella casa degli Abbasi e li avevano portati via. Non riuscivo a crederci. Mentre andavo alla stazione di polizia, sono cominciate a piovere notizie. Le lacrime hanno cominciato a scendere sul mio viso e quando sono arrivata c’erano tantissime persone, tra cui amici, vicini, compagni di classe, insegnanti e sconosciuti.

Presto abbiamo scoperto che la polizia aveva fatto irruzione nella casa, aveva messo insieme le loro cose, li aveva ammanettati e portati all’aeroporto di Røros, in un’altra città. Quell’aeroporto non era in uso, erano stati portati lì per poterli espellere velocemente e senza disturbi con un jet privato, spendendo decine di migliaia di euro. Da lì avrebbero dovuto volare verso Oslo, poi Istanbul e infine Kabul, in Afghanistan.

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