Ungheria: fine alla detenzione illegale dei richiedenti asilo

22 Maggio 2020

Serbia Hungary border | AI

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In seguito all’annuncio da parte del governo ungherese della chiusura delle cosiddette zone di transito al confine meridionale con la Serbia, dove i richiedenti asilo vengono detenuti in attesa che vengano esaminate le loro richieste di asilo, Dávid Vig, direttore di Amnesty International Ungheria ha dichiarato in una nota ufficiale: “Sebbene la chiusura delle zone di transito sia un passo fondamentale nella giusta direzione, il governo non dovrebbe chiudere le proprie frontiere ai richiedenti asilo od ostacolare il loro accesso a forme di protezione“.

La dichiarazione del governo ungherese giunge dopo che la Corte di giustizia dell’Unione europea la scorsa settimana ha giudicato illegale la prassi dell’Ungheria di porre in detenzione i richiedenti asilo e i migranti nelle zone di transito. In futuro, coloro che chiedono asilo in Ungheria dovranno fare richiesta alle rappresentanze diplomatiche ungheresi presso gli altri paesi.

Le autorità ungheresi devono assicurarsi che i richiedenti asilo abbiano accesso al territorio ungherese e che le loro richieste siano esaminate nel merito e non respinte sulla base del passaggio in un cosiddetto ‘paese terzo sicuro’“, continua Dávid Vig.

Il caso è stato trasmesso alla Corte di giustizia dell’Unione europea dai giudici ungheresi, e dall’annuncio emerge anche il ruolo fondamentale che un sistema giudiziario indipendente svolge nella protezione dei diritti umani in Ungheria.

Secondo il diritto comunitario, gli stati hanno l’obbligo di garantire ai richiedenti asilo l’accesso al proprio territorio.

Circa 300 persone detenute nelle zone di transito, tra le quali famiglie con bambini piccoli, sono state trasferite ieri mattina in strutture aperte e semi-aperte.

Speriamo che la chiusura della zona di transito sia il segnale che finalmente il governo ungherese ha deciso di modificare le sue politiche e le sue procedure crudeli e illegittime: sono ancora tante le minacce dirette ai diritti umani delle persone che attraversano le frontiere.”, conclude Dávid Vig.