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È iniziato il 3 giugno 2013 il processo a carico di Bradley Manning, il soldato statunitense arrestato nel maggio 2010 in Iraq e da allora in custodia militare.
Manning è accusato di aver fornito a ‘soggetti non autorizzati’ a riceverli migliaia di documenti ‘classificati’. Tra questi documenti figura un video del 2007, che mostra un elicottero Apache lanciare un attacco a Baghdad, nel quale moriranno 12 persone, in larga parte civili iracheni. Non fosse stato per Manning, queste immagini non sarebbero mai diventate pubbliche. Sebbene un’inchiesta interna condotta dalle forze armate Usa abbia concluso che i militari statunitensi agirono in maniera appropriata, sull’episodio non è stata mai avviata un’indagine indipendente e imparziale.
Scongiurato il rischio di subire una condanna a morte per ‘aver aiutato il nemico’ , Manning potrebbe trascorrere il resto della sua vita in prigione o, come minimo, 20 anni per gli 11 capi d’accusa per cui si è dichiarato colpevole.
Amnesty International ha sollecitato le autorità statunitensi a consentire a Manning di difendersi invocando il tema dell”interesse pubblico’. Egli infatti sostiene di aver reso pubbliche una serie di informazioni ritenendo che fosse suo dovere denunciare violazioni dei diritti umani.
Il processo Manning durerà mesi. Amnesty International lo seguirà costantemente.