Vaccini contro il covid-19: nel 2021 le aziende farmaceutiche hanno contribuito a una catastrofe dei diritti umani

14 Febbraio 2022

@BPS

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Nonostante le richieste urgenti di garantire un’equa distribuzione dei vaccini contro il Covid-19, nel 2021 le aziende farmaceutiche non sono state in grado di rispondere alla sfida senza precedenti di una crisi globale della salute e dei diritti umani.

È questa la nuova analisi di Amnesty International, che aggiorna quella del settembre 2021, sul comportamento dei maggiori produttori di vaccini, responsabili di aver monopolizzato la tecnologia, bloccato e osteggiato le proposte di condividere la proprietà intellettuale, applicato alti costi e dato priorità alle forniture agli stati ricchi.

Nel 2021 sono state prodotte dieci miliardi di dosi di vaccini, più che sufficienti per raggiungere l’obiettivo fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di vaccinare il 40 per cento della popolazione globale entro la fine dell’anno. Invece, al 31 dicembre 2021, solo il 4 per cento della popolazione degli stati a basso e a medio-basso reddito aveva concluso il ciclo vaccinale.

“Negli stati a basso e a medio-basso reddito, oltre un miliardo e 200.000 persone avrebbero potuto essere vaccinate entro la fine del 2021 se gli stati ad alto reddito e i produttori di vaccini avessero rispettato i loro obblighi e le loro responsabilità nei confronti dei diritti umani”, ha dichiarato Rajat Khosla, direttore delle ricerche di Amnesty International.

“Quando gli stati ad alto reddito hanno fatto incetta di vaccini, sottraendo cinicamente le forniture alle aree più povere del mondo, le aziende farmaceutiche hanno avuto un ruolo di primo piano in questa catastrofe dei diritti umani, lasciando sole la maggior parte delle persone che più avevano bisogno dei vaccini. Avrebbero potuto essere gli eroi del 2021 e invece hanno voltato le spalle di fronte a questa necessità e continuato a fare affari come se nulla fosse, anteponendo i profitti alle persone. Se vogliamo che il 2022 sia l’ultimo anno della pandemia, dobbiamo cambiare subito rotta per raggiungere l’obiettivo fissato dall’Oms per quest’anno, ossia di vaccinare il 70 per cento della popolazione mondiale”, ha aggiunto Khosla.

Per il 2021 Pfizer/BioNTech e Moderna hanno stimato profitti per 54 miliardi di dollari e hanno fornito meno del 2 per cento dei loro vaccini agli stati a basso reddito. Le aziende cinesi Sinovac e Sinopharm hanno fatto ancora peggio, destinando a quegli stati solo lo 0,5 e l’1,5 per cento della loro produzione.

Johnson&Johnson e AstraZeneca si sono comportate meglio: il 50 per cento delle loro forniture ha raggiunto gli stati a basso e a medio-basso reddito, anche se in buona parte mediante “donazioni” degli stati ricchi piuttosto che con contratti di vendita. Tuttavia, entrambe le aziende continuano a rifiutare di condividere tecnologia e proprietà intellettuale attraverso le iniziative coordinate dall’Oms e stanno abbandonando il loro sistema di “prezzi non a scopo di lucro”.

“Nonostante abbiano ricevuto miliardi di dollari di finanziamenti pubblici, l’avidità delle aziende farmaceutiche continua ad avere il sopravvento sulle responsabilità per i diritti umani. Anche di fronte a oltre cinque milioni e 600.000 morti di Covid-19, i profitti restano prioritari rispetto alle persone. Contro quante altre varianti dovremmo combattere prima che gli stati ad alto reddito e le aziende farmaceutiche capiscano che chi vive negli stati a basso reddito deve avere accesso ai vaccini?”, ha sottolineato Khosla.

Tra i dati, riferiti al 2021 e aggiornati al 31 dicembre dello stesso anno, forniti ad Amnesty International da Airfinity, un’azienda di scienze e analisi, figurano i seguenti:

  • AstraZeneca ha prodotto poco meno di due miliardi e 400 milioni di dosi, fornendone l’1,7 per cento agli stati a basso reddito e il 70 per cento agli stati a medio-basso reddito, con un incremento rispetto alla precedente analisi;
  • Johnson&Johnson ha prodotto poco più di 300 milioni di dosi, fornendone il 20 per cento agli stati a basso reddito e il 31 per cento agli stati a medio-basso reddito, con un notevole incremento rispetto alla precedente analisi;
  • Moderna ha prodotto 673 milioni di dosi, fornendone il 2 per cento agli stati a basso reddito e il 23,5 per cento agli stati a medio-basso reddito, con un notevole aumento rispetto alla precedente analisi;
  • Pfizer/BionTech ha prodotto due miliardi e 400 milioni di dosi, fornendone l’1 per cento agli stati a basso reddito e il 14 per cento agli stati a medio-basso reddito, con un modesto incremento rispetto alla precedente analisi ma ben al di sotto dell’obiettivo del 50 per cento richiesto da Amnesty International;
  • Sinopharm ha prodotto poco più di due miliardi e 200 milioni di dosi, la maggior parte destinate all’interno della Cina. L’azienda ha fornito l’1,5 per cento delle sue dosi agli stati a basso reddito e il 24 per cento agli stati a medio-basso reddito, al di sotto di quella che può essere considerata un’equa distribuzione dei vaccini;
  • Sinovac ha prodotto oltre due miliardi e 400 milioni di dosi, molte delle quali destinate all’interno della Cina. L’azienda ha fornito lo 0,4 per cento delle sue dosi agli stati a basso reddito e il 20,5 per cento agli stati a medio-basso reddito.

Nella sua analisi, Amnesty International ricorda che queste aziende non condividono la proprietà intellettuale, la conoscenza e la tecnologia, ostacolando dunque un’equa distribuzione dei vaccini e le proposte di sospendere alcuni diritti di proprietà intellettuale.

“La battaglia per una distribuzione equa dei vaccini non è terminata. Continueremo a chiedere alle aziende farmaceutiche di dare priorità alle forniture agli stati a basso reddito per raggiungere l’obiettivo fissato dall’Oms di vaccinare il 70 per cento della popolazione mondiale prima della metà del 2022. Mentre stiamo entrando nel terzo anno di pandemia, è doveroso ricordare che ogni persona al mondo, ovunque viva, ha diritto a essere vaccinata”, ha proseguito Khosla.

Amnesty International continua inoltre a chiedere alle aziende di condividere i brevetti attraverso licenze aperte e non esclusive o tramite la partecipazione al C-Tap (Covid-19 Technology Access Tool), istituito per sostenere la condivisione di licenze aperte e non esclusive, divulgare pubblicamente tutti i termini, le condizioni e il prezzo delle dosi di vaccino in modo che il profitto non ostacoli l’accesso ai vaccini Covid-19.

“Anche gli investitori hanno avuto un ruolo importante in questa crisi globale. Mentre il Covid-19 procurava sofferenze inimmaginabili a milioni di persone, questi si sono distinti per l’assenza di azioni degne di nota. Non hanno fatto nulla per garantire che i loro investimenti non si traducessero in danni ai diritti umani a causa dell’approccio orientato al profitto adottato dalle aziende farmaceutiche. Chiediamo agli investitori di usare la loro considerevole influenza per far pressione sulle aziende farmaceutiche affinché eliminino gli ostacoli a un accesso equo ai vaccini”, ha concluso Khosla.