Vertice sul clima in Africa: i diritti umani siano al centro delle azioni dei leader africani

4 Settembre 2023

©Ala Zemzmi

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Amnesty International ha incoraggiato i leader africani riuniti a Nairobi per la Settimana africana del clima e per il primo Vertice sul clima, in programma dal 4 all’8 settembre, ad adottare misure ambiziose e durature per salvaguardare i diritti umani delle persone e delle comunità già colpite in modo devastante dai cambiamenti climatici.

Per Amnesty International, gli incontri dovranno promuovere un finanziamento adeguato per l’adattamento ai cambiamenti climatici, mezzi efficaci per sopperire a perdite e danni, una transizione energetica equa, lontana dai combustibili fossili, e soluzioni per le migrazioni causate dal clima.

Finanziamento per l’adattamento climatico

Eventi meteorologici estremi e crisi a insorgenza lenta, come la siccità, rese più frequenti e più gravi dai cambiamenti climatici, stanno danneggiando milioni di persone in tutto il continente. Il Word Food Programme stima che, a causa della prolungata siccità, attualmente 22 milioni di persone nel Corno d’Africa siano in condizioni di insufficienza alimentare, con oltre cinque milioni di bambini e bambine che soffrono di malnutrizione. La siccità e la carestia hanno colpito in modo sproporzionato donne e bambini e hanno acuito i conflitti tra comunità pastorali.

“L’impatto della crisi climatica è sin troppo evidente in Africa. Le persone vengono sfollate e si trovano dinanzi raccolti incerti e insicurezza alimentare. Le risorse idriche sono sempre più soggette a stress. È incredibilmente ingiusto che coloro che sono meno responsabili della crisi climatica e spesso meno attrezzati per proteggersi continuino a subirne il peso più gravoso”, ha dichiarato Tigere Chagutah, direttore di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale.

I leader africani che partecipano al Vertice sul clima dovranno esortare gli stati più ricchi a elaborare un piano ben definito, che aumenti in modo significativo il loro contributo al finanziamento climatico. Inoltre, devono collaborare per raggiungere l’obiettivo già concordato di raccogliere almeno 100 miliardi di dollari all’anno, compresi i finanziamenti precedenti, sotto forma di donazioni anziché prestiti. Gli stati ricchi dovranno anche intraprendere azioni di alleggerimento del debito per fornire ai paesi africani fortemente indebitati lo spazio fiscale necessario per pianificare l’adattamento ai cambiamenti climatici. La comunità internazionale dovrà accelerare gli sforzi per ridurre drasticamente le emissioni globali al fine di evitare impatti ancora più catastrofici dell’emergenza climatica.

Rimedi efficaci per perdite e danni

Nell’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27) è stato adottato un Fondo per le perdite e i danni, al fine di fornire assistenza finanziaria agli stati più poveri che rischiano maggiormente le conseguenze dei cambiamenti climatici. Finora, tale Fondo non è stato reso completamente operativo.

Amnesty International chiede ai leader africani e ai negoziatori climatici di spingere per una effettiva operatività del Fondo per le perdite e i danni, con linee guida di attuazione chiare, vincolate al tempo e in linea con il rispetto dei diritti umani.

Una transizione energetica equa per i lavoratori e le comunità

Una transizione energetica equa ha il potenziale per creare milioni di posti di lavoro, ridurre l’inquinamento che causa decessi prematuri e ad altri gravi impatti sulla salute e fornire energia pulita a milioni di persone che vivono senza elettricità. Tuttavia, i leader africani devono assicurare che il passaggio all’energia rinnovabile e a un’economia a zero emissioni di carbonio avvenga nel rispetto dei diritti umani dei lavoratori interessati e delle comunità che si trovano in pima linea. Tale transizione dovrà prevedere una protezione sociale completa e adeguati investimenti in competenze e formazione per il reinserimento nel lavoro.

Leggi e programmi sulla transizione energetica dovranno garantire la partecipazione pubblica e la protezione dei diritti umani delle comunità coinvolte durante l’estrazione di minerali per l’energia green. Ad esempio, nella Repubblica Democratica del Congo, le comunità sono state sfollate per fare spazio all’estrazione di cobalto e rame, mentre le aziende minerarie continuano a causare inquinamento ambientale, associato alla nascita di bambini malformati.

“Sebbene la Repubblica Democratica del Congo si presenti come un ‘paese risolutivo’ per la crisi climatica e un attore chiave nella transizione energetica lontano dai combustibili fossili, le nostre recenti ricerche mostrano che l’espansione delle miniere industriali di rame e cobalto, componenti chiave per la produzione di batterie per veicoli elettrici e altri dispositivi elettronici, ha comportato gravi violazioni dei diritti umani. È imperativo che il governo della Repubblica Democratica del Congo vi ponga fine e guidi il percorso verso una transizione energetica globale che sia pienamente conforme agli standard regionali e internazionali dei diritti umani e che non sacrifichi i diritti e gli interessi delle persone”, ha proseguito Tigere Chagutah.

La migrazione indotta dal clima

La Banca mondiale prevede che la crisi climatica creerà 85,7 milioni di migranti in Africa sub-sahariana entro il 2050. Amnesty International esorta le delegazioni africane a Nairobi a sviluppare urgentemente adeguate misure di protezione legale per le persone sfollate all’interno del continente e per i migranti climatici transfrontalieri.

“I leader africani presenti al Vertice sul clima dovranno prendere atto del ruolo che i cambiamenti climatici svolgono nella migrazione e concordare politiche in linea con il Patto globale per la migrazione e gli obblighi dei loro governi in materia di diritti umani. Dovranno anche considerare il ruolo dei cambiamenti climatici nell’esacerbare i conflitti in Africa e suggerire strategie di risposta collaborative in linea con l’Agenda 2063 dell’Unione africana e il diritto internazionale dei diritti umani. L’Unione africana e i blocchi regionali dovranno collaborare in questo piano”, ha concluso Chagutah.

Amnesty International continua a esortare i governi africani ad attuare a pieno le risoluzioni adottate nelle precedenti conferenze dell’Onu sui cambiamenti climatici e di aumentare i bilanci per l’adattamento climatico per parare le minacce legate alla salute, all’acqua e all’approvvigionamento alimentare.

Ulteriori informazioni

La Settimana africana del clima e il Vertice sul clima africano si svolgono in un contesto di eventi meteorologici estremi intensi e frequenti in tutto il continente, tra cui siccità, inondazioni, tempeste tropicali e cicloni, strettamente legati ai cambiamenti climatici.

Questi eventi continuano a impattare negativamente sui diritti umani di milioni di persone nel continente.

Ad esempio, in Angola, la siccità ha costretto le comunità pastorali ad abbandonare le loro case in cerca di cibo e acqua, mentre le tempeste tropicali e i cicloni successivi hanno provocato senza tetto e vittime in Madagascar, Mozambico, Malawi e Zimbabwe.