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Nonostante la formazione del governo di unità nazionale, la situazione dei diritti umani nello Zimbabwe rischia di tornare al periodo pre-elettorale del 2008, segnato da violenze, arresti di esponenti della società civile e intimidazioni nei confronti dei dirigenti e dei sostenitori dell’opposizione politica.
Il 25 ottobre Cephas Zinhumwe e Dadiraui Chikwengo, rispettivamente direttore esecutivo e presidente dell’Associazione nazionale delle Organizzazioni non governative (Ong), sono stati arrestati dopo aver tenuto un corso di formazione per i direttori delle Ong zimbabweane. Decine di attivisti per i diritti umani e di militanti del Movimento per il cambiamento democratico (Mdc, la principale forza di opposizione) sono sotto processo per aver esercitato il diritto alla libertà di espressione, associazione e manifestazione.
Per queste ragioni, in occasione della loro visita nello Zimbabwe prevista il 29 ottobre, Amnesty International ha sollecitato i ministri degli Esteri della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc) a prendere una posizione chiara e a ripensare il ruolo e la funzione del Comitato congiunto di monitoraggio e applicazione dell’Accordo politico globale. Questo organismo, creato per verificare e garantire l’attuazione dell’accordo che, nel febbraio di quest’anno, aveva dato vita al governo di unità nazionale, è attualmente del tutto inefficace e, a causa della polarizzazione politica in cui è stato coinvolto, non riesce minimamente a garantire il rispetto dei diritti umani.
Per affrontare seriamente la crisi dei diritti umani nello Zimbabwe, Amnesty International ritiene indispensabile porre sotto controllo la condotta delle forze di sicurezza del paese e porre fine alla dominante cultura dell’impunità.