Rafah: l’esercito israeliano deve garantire la sicurezza dei civili

7 Maggio 2024

Photo by MOHAMMED ABED/AFP via Getty Images

Tempo di lettura stimato: 5'

L’esercito israeliano ha emesso un ordine di “evacuazione” per interi quartieri della zona est di Rafah, dove si trovano oltre 100.000 residenti, molti dei quali sfollati interni. Il tutto mentre arrivano notizie di operazioni militari già in corso.

Erika Guevara Rosas, direttrice delle ricerche di Amnesty International, ha dichiarato:

“Il recente ordine di evacuazione dell’esercito israeliano, emesso appena 24 ore prima dell’inizio di un’incursione via terra nei quartieri orientali di Rafah, arriva a seguito dell’intensificarsi dei bombardamenti nella città. Il tutto dopo mesi di minacce di un’operazione militare via terra su larga scala, che porterà a un aumento ulteriore delle sofferenze indicibili che i palestinesi stanno subendo a Gaza”.

“Con una mossa crudele e disumana, che già ha mostrato l’impatto disastroso che un’operazione del genere ha sui civili, i carri armati israeliani hanno avviato un’incursione via terra sul lato palestinese del valico di Rafah, bloccando l’accesso agli aiuti umanitari, di vitale importanza per una popolazione già in preda alla carestia e al rischio di genocidio”.

“Tutti gli stati devono esercitare pressioni su Israele per fermare immediatamente la sua operazione a Rafah e garantire un accesso privo di ostacoli agli aiuti umanitari, in conformità con i loro obblighi di prevenire il genocidio, come ribadito dalla Corte internazionale di giustizia il 28 marzo 2024”.

“Le forze militari israeliane devono inoltre revocare l’ordine di evacuazione dei civili nella zona est di Rafah, a meno che non possano garantire la sicurezza della popolazione, cosa altamente improbabile dati gli intensi attacchi militari che Israele ha condotto senza sosta per sette mesi in tutta la Striscia di Gaza”.

“Le ‘zone sicure’ proposte per il trasferimento dei civili nei volantini che l’esercito ha lanciato su Rafah, mancano dei più elementari standard per una vita sicura e dignitosa. Alcune delle zone a Khan Younis, dove ai civili viene ordinato di recarsi, sono state già state distrutte dai bombardamenti israeliani e sono diventate inabitabili. La maggior parte dei residenti ai quali è stato ordinato, ancora una volta, di evacuare, sono già stati sfollati più volte dall’ottobre 2023”.

“I civili palestinesi di Gaza sono esseri umani, non pedine da spostare a piacimento su una scacchiera da parte delle autorità israeliane. L’idea che i civili evacuati siano al sicuro altrove a Gaza si è dimostrata ripetutamente fallimentare, poiché l’esercito israeliano ha attaccato aree che in precedenza aveva designato come sicure”, ha detto Guevara Rosas.

Come potenza occupante, Israele ha la responsabilità di dover garantire la sicurezza dei palestinesi nella Striscia di Gaza occupata, che sono persone protette ai sensi del diritto internazionale umanitario. Tale responsabilità comprende la fornitura di servizi necessari per la loro sopravvivenza. Non solo Israele ha costantemente fallito in questo compito, ma ha anche continuato a ostacolare la fornitura di tali servizi alla popolazione civile di Gaza da parte delle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali di aiuto a partire dal 2007″, ha aggiunto Erika Guevara Rosas.

“In assenza di qualsiasi tipo di garanzia per i civili, affinché possano tornare in sicurezza nelle loro case, incluse quelle nelle aree a nord del Wadi Gaza, come stabilito dal diritto umanitario internazionale, i ripetuti ordini di evacuazione sono contrari al diritto internazionale e potrebbero configurarsi come un trasferimento forzato. Solo un cessate il fuoco immediato e permanente da parte di tutte le parti in conflitto potrà porre fine alle sofferenze di massa dei civili e ripristinare un minimo di fiducia nel valore universale del diritto internazionale”, ha concluso Erika Guevara Rosas.

Ulteriori informazioni

Il 13 ottobre 2023 l’esercito israeliano emise il primo ordine di evacuazione di massa per i civili a Gaza, chiedendo a 1,1 milioni di persone a nord del Wadi Gaza di spostarsi a sud entro 24 ore.

Da allora, quasi il 90 per cento della popolazione di Gaza è stata sfollata internamente almeno una volta. Una nuova ondata di sfollamenti di massa a Rafah, nel bel mezzo di un bombardamento incessante, non farà altro che aggravare una catastrofe umanitaria causata dall’uomo.

L’ultimo ordine di evacuazione ai residenti di Rafah è stato emesso un giorno dopo un attacco, rivendicato da Hamas, che ha ucciso quattro soldati israeliani nei pressi del valico di Kerem Shalom.