Crisi ad Haiti: serve una condanna internazionale e soluzioni durature

20 Marzo 2024

© REUTERS/Ralph Tedy Erol

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Amnesty International condanna profondamente le atrocità in corso ad Haiti, a seguito della spirale di violenza scatenata da bande criminali che hanno preso il controllo della capitale Port-au-Prince e di altre zone del paese per costringere il primo ministro Ariel Henry a dimettersi.

Amnesty International ha sollecitato la comunità internazionale ad affrontare la situazione da una prospettiva focalizzata sui diritti umani.

“Questa crisi è il risultato di decenni di instabilità politica, di povertà estrema, di disastri naturali, di indebolimento delle istituzioni statali e di assenza di un impegno reale da parte della comunità internazionale, che hanno reso la popolazione haitiana vulnerabile alla violenza. Soluzioni militari e interventi esterni non hanno risolto le cause di fondo della crisi e, anziché favorire una stabilità duratura, hanno prodotto una serie di violazioni dei diritti umani rimaste impunite”, ha dichiarato Ana Piquer, direttrice di Amnesty International per le Americhe.

“Le scene di violenza che questa crisi ha prodotto sono terrificanti. Le bande criminali che stanno seminando il terrore devono sapere che la gravità delle loro azioni potrà essere oggetto di indagini per crimini di diritto internazionale. La sofferenza di così tante persone non può rimanere impunita”, ha aggiunto Piquer.

Dal 2021, quando venne assassinato il presidente Jovenel Moïse, Haiti è piombata in una grave crisi umanitaria, politica e di sicurezza. Le bande criminali ne sono uscite rafforzate e ora controllano una parte significativa del territorio e hanno accesso a importanti infrastrutture come porti e aeroporti. All’inizio di marzo una di queste bande ha organizzato la fuga di oltre 3600 prigionieri. La recente escalation di violenza ha raggiunto livelli allarmanti: vengono segnalate decine di uccisioni, rapimenti, violenza sessuale contro donne e ragazze e lo sfollamento forzato, dall’inizio del 2024, di oltre 35.000 persone.

Amnesty International ha condannato duramente la violenza e ha sottolineato quanto sia importante andare incontro alla crisi da una prospettiva focalizzata sui diritti umani, con un approccio non razzista e sensibile rispetto al genere, ponendo la società civile alla guida della ricerca di possibili soluzioni ed evitando ulteriori azioni che possano arrecare altri danni alla popolazione.

Amnesty International ricorda che anche gli attori armati non statali, che agiscono come autorità di fatto controllando territori e popolazioni e che sono dotati di capacità organizzative, hanno l’obbligo di rispettare i diritti umani.

L’organizzazione per i diritti umani chiede alla comunità internazionale di monitorare e documentare accuratamente possibili crimini di diritto internazionale commessi ad Haiti per assicurare il rispetto del diritto internazionale e, dove opportuno, incriminare i sospetti responsabili.

Amnesty International ha nuovamente chiesto a tutti gli stati delle Americhe, soprattutto agli Usa e alla Repubblica Dominicana, di porre fine alle politiche e alle prassi razziste e assicurare che le haitiane e gli haitiani non siano respinti alle frontiere e abbiano accesso a procedure eque ed efficaci di asilo. Gli stati devono sospendere i ritorni ad Haiti dato che la situazione nel paese pone le loro vite a rischio.

“La comunità internazionale deve fornire immediata assistenza umanitaria per alleviare la sofferenza delle persone sfollate e di quelle colpite dalla violenza. Per iniziare a individuare una soluzione duratura per Haiti occorre dare priorità al dialogo con la società civile, con gli attori politici, con i leader delle comunità colpite e attivare una risposta internazionale basata sul rispetto dei diritti umani”, ha concluso Ana Piquer.