Iran: attacchi brutali contro i manifestanti e i fedeli beluci

30 Ottobre 2023

Archivio privato

Tempo di lettura stimato: 9'

Le autorità iraniane hanno intensificato i loro implacabili attacchi alle pacifiche proteste di migliaia di manifestanti e fedeli della minoranza oppressa dei beluci a Zahedan, nella provincia di Sistan e Belucistan.

Il 20 ottobre le forze di sicurezza iraniane hanno fatto ricorso all’uso illegale di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, violenti pestaggi, numerose e arbitrarie detenzioni, sparizioni forzate, torture e maltrattamenti.

Le prove raccolte da Amnesty International, tra cui interviste a testimoni oculari e filmati video, hanno fornito un quadro desolante di brutalità contro migliaia di fedeli e manifestanti pacifici, compresi bambini e bambine di soli dieci anni. Centinaia di persone, tra cui numerosi minorenni, sono state arrestate con violenza e molte risultano scomparse. Sia i detenuti adulti che i minorenni sono stati sottoposti a torture e maltrattamenti, comprese violente percosse e lesioni causate da palline di vernice sparate a distanza ravvicinata.

“Le autorità stanno intensificando la loro brutalità per impedire ai beluci di riunirsi ogni settimana a Zahedan. I governi devono urgentemente esortare le autorità iraniane a fermare l’uso illegale della forza e delle armi contro i manifestanti pacifici, smettere di torturare i detenuti, liberare i minorenni e tutte le persone arrestate esclusivamente per l’esercizio pacifico dei loro diritti”, ha dichiarato Diana Eltahawy, vice direttrice regionale di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa.

L’impunità sistematica in Iran ha permesso questa nuova ondata di torture contro i manifestanti, minorenni compresi, sottolineando la necessità che gli stati di tutto il mondo avviino indagini penali, sulla base del principio della giurisdizione universale, sulle violazioni del diritto internazionale commesse dalle autorità iraniane”.

Una pioggia di colpi e percosse brutali

Testimoni oculari hanno riferito ad Amnesty International che, dopo la conclusione delle preghiere del venerdì, il 20 ottobre le forze di sicurezza hanno lanciato pietre contro migliaia di fedeli che uscivano pacificamente dalla Grande Mosalla, una delle moschee di Zahedan. Mentre circa 1000 manifestanti lasciavano il luogo di preghiera e iniziavano un corteo pacifico, le forze di sicurezza hanno circondato le migliaia di altri fedeli in uscita e ordinato loro di aspettare finché la “situazione si calmasse”.

Alcuni minuti dopo, le forze di sicurezza hanno sparato illegalmente gas lacrimogeni e, occasionalmente, colpi di fucile contro i manifestanti pacifici. Un testimone ha riferito di aver visto diversi adolescenti con pallottole di metallo conficcate in testa e nel petto. Una piccola minoranza di manifestanti ha risposto lanciando pietre.

I manifestanti si sono dispersi dopo che le forze di sicurezza hanno usato colpi di arma da fuoco e cannoni ad acqua che spruzzavano un liquido di colore giallo, facilitando l’identificazione e l’arresto dei manifestanti contrassegnati. Le forze di sicurezza hanno inseguito i manifestanti in fuga, picchiando e arrestando chiunque fosse alla loro portata, compresi i minori.

Un testimone ha dichiarato:

“Ho visto le forze di sicurezza picchiare bambini di appena dieci anni e giovani e anziani con manganelli… Hanno trascinato i manifestanti per terra colpendoli e dando loro calci”.

I testimoni oculari hanno anche riferito che le forze di sicurezza hanno sparato gas lacrimogeni all’interno della moschea di Makki dopo che centinaia di manifestanti pacifici vi si erano rifugiati e hanno arrestato con violenza il personale che ne presidiava l’ingresso.

I testimoni oculari hanno dichiarato ad Amnesty International che le forze di sicurezza hanno continuato a effettuare arresti anche dopo la dispersione dei manifestanti, prendendo di mira individui sospettati di aver partecipato alle proteste e coloro che avevano ripreso la repressione da un edificio residenziale vicino.

Tra le forze di sicurezza coinvolte nella repressione c’erano le Forze speciali della polizia iraniana (yegan-vijeh), i Guardiani della rivoluzione in uniforme e agenti in borghese, alcuni dei quali indossavano abiti tradizionali baluci e avevano il volto travisato.

Il Crisis Evidence Lab di Amnesty International ha esaminato 32 video e immagini del 20 ottobre 2023, che hanno confermato tali testimonianze. Cinque video e immagini mostrano bambini piccoli con ferite aperte o lesioni alla testa.

Arresti di massa e torture

Le forze di sicurezza hanno anche arrestato centinaia di fedeli fuori dalla Grande Mosalla. Altri sono stati picchiati e avvertiti di non partecipare alle future preghiere del venerdì lì.

Coloro che sono stati arrestati sono stati portati al complesso sportivo Emam Ali e picchiati pesantemente prima di essere trasferiti nei centri di detenzione gestiti dai Guardiani della rivoluzione, dal ministero dell’Intelligence o dalla polizia, dove hanno dichiarato di essere stati ulteriormente torturati e maltrattati. Alcuni sono stati successivamente liberati o trasferiti nel carcere centrale di Zahedan o, nel caso di alcuni bambini, in un centro di detenzione per minori.

Un parente che è stato autorizzato a visitare due bambini ha riferito quanto da loro detto, ovvero di essere stati picchiati pesantemente con manganelli. Uno di loro piangeva in modo incontenibile.

Un altro parente ha detto ad Amnesty International che le autorità giudiziarie hanno ordinato la detenzione dei due figli per 30 giorni, rifiutandosi di rivelare il loro luogo di detenzione.

Amnesty International ha ottenuto resoconti che evidenziano diffusi casi di torture e altri maltrattamenti dei detenuti, compresi i bambini, durante il trasferimento e all’interno dei centri di detenzione.

Un parente di un detenuto adulto scarcerato ha detto che le forze di sicurezza hanno picchiato e calciato ripetutamente i detenuti in tutto il loro viso e corpo: “Molti detenuti, compresi i bambini, hanno subito fratture alle mani e alle gambe… Ho visto un bambino con una ferita sanguinante sulla guancia. Le forze di sicurezza lo hanno abbandonato da qualche parte in città senza nemmeno portarlo in un centro medico”.

Il parente ha anche descritto come le forze di sicurezza abbiano fatto togliere le camicie ai detenuti e li abbiano fatti stare di fronte al muro bendati prima di sparare loro con lanciatori di palline di vernice sulla schiena e sui fianchi da vicino.

Previste ulteriori violenze

I testimoni oculari hanno riferito che c’è stato un notevole aumento del dispiegamento delle forze di sicurezza in tutto Zahedan la mattina dell’attacco, con nuovi posti di blocco eretti sulle strade che portano al luogo delle preghiere, suggerendo una repressione calcolata.

Amnesty International ritiene che l’ultima escalation sia legata agli sforzi intensificati per reprimere le proteste settimanali a Zahedan. Haalvsh, un’organizzazione per i diritti umani beluci al di fuori dell’Iran, ha riferito che nel settembre 2023 il capo della polizia iraniana, Ahmadreza Radan, ha minacciato i capi tribali e religiosi locali in relazione alle proteste settimanali, che continuano da oltre un anno dalla rivolta “Donna, Vita, Libertà”.

Gli abitanti temono che le autorità si stiano preparando per ulteriori spargimenti di sangue. Una donna ha esortato Amnesty International a “garantire che le voci dei manifestanti beluci siano ascoltate”, dicendo:

“Abbiamo subito una violenta repressione per un intero anno. La nostra situazione è disperata e ulteriori incidenti potrebbero verificarsi in qualsiasi venerdì”.

Amnesty International ribadisce gli appelli alla comunità internazionale affinché eserciti pressioni sulle autorità iraniane per consentire un accesso non ostacolato alla Missione di Ricerca delle Nazioni Unite per indagare sulle violazioni dei diritti umani legate alla rivolta.