“Oltre un milione di anni a chiedere dove sono”: le famiglie degli scomparsi s’incontrano a Beirut

30 Agosto 2023

Amnesty International/Toufic Rmeiti

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In occasione della Giornata internazionale delle vittime di sparizione forzata, Amnesty International ha invitato a Beirut le famiglie di persone scomparse in Iraq, Libano, Siria e Yemen per sostenere le loro richieste di verità giustizia e riparazione.

In tutto il Medio Oriente, autorità statali e attori non statali come i gruppi armati di opposizione fanno sparire e rapiscono persone per stroncare il dissenso, rafforzare il potere e diffondere il terrore nelle rispettive società, beneficiando di una pressoché totale impunità.

La maggior parte dei governi di quella regione non indaga sulle sparizioni né fornisce dati attendibili sulle persone scomparse. Ciò nonostante, le organizzazioni della società civile e gli organismi delle Nazioni Unite cercano di tener conto delle persone rapite e fatte sparire stato per stato.

Moltiplicando il numero delle persone scomparse per una stima in difetto degli anni trascorsi dalla loro sparizione, le famiglie hanno passato oltre un milione di anni in attesa di una risposta: una durata di tempo allucinante.

“Di fronte al disinteresse e alla complicità dei loro governi rispetto  al crimine di sparizione forzata, le famiglie delle persone scomparse in Medio Oriente, anno dopo anno, continuano a rivendicare il diritto di sapere cosa sia accaduto ai loro cari e di ottenere giustizia e riparazione, spesso correndo grandi rischi”, ha dichiarato Aya Majzoub, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

“Oggi onoriamo la loro perseveranza e aggiungiamo la nostra voce a quelle che chiedono ai governi di assumere iniziative concrete per indagare su questi crimini, chiamare a rispondere di fronte alla giustizia i responsabili e assicurare che non vi saranno ulteriori sparizioni forzate”, ha aggiunto Majzoub.

Amnesty International/Toufic Rmeiti

Iraq

L’Iraq è tra stati al mondo col maggior numero di vittime di sparizione forzata: le Nazioni Unite stimano che dal 1968 le persone scomparse siano state tra 250.000 e un milione. Ancora oggi, persone scompaiono ad opera di milizie affiliate al governo. I vari governi che si sono succeduti al potere non hanno svolto alcuna azione significativa per indagare sulle sparizioni e portare di fronte alla giustizia i responsabili.

“Inizialmente protestavo da solo, poi ho conosciuto molte persone che condividevano la mia lotta. Abbiamo costituito una forte coalizione che si batte per la verità per tutte le persone scomparse nel mondo arabo, non solo in Iraq”, ha dichiarato Widad Shammari, dell’organizzazione irachena Fondazione al-Haq per i diritti umani, il cui figlio è scomparso dal 2006.

Libano

Secondo dati ufficiali tra il 1975 e il 1990, durante la guerra civile libanese, sono scomparse o sono state rapite 17.415 persone. Ogni anno il 13 aprile, anniversario dell’inizio di quel quindicennio, le famiglie delle persone scomparse o rapite si riuniscono intorno allo slogan “Ricordiamo, non ripetiamo”.

Le autorità libanesi hanno amnistiato gli autori dei crimini commessi durante la guerra civile ma nel 2018, dopo un campagna durata anni, le famiglie delle persone scomparse hanno costretto il governo ad ammettere il fenomeno delle sparizioni. È stata istituita per legge la Commissione nazionale per le persone scomparse e vittime di sparizione forzata col mandato di indagare su casi specifici, riesumare fosse comuni e avviare procedure di rintracciamento.

Tuttavia Wadad Halabani, il cui marito venne rapito nel 1982, presidente della Commissione delle persone rapite e scomparse in Libano, chiarisce: “La Commissione ha già tre anni e gliene restano altri due prima che termini il suo mandato. Ha delineato una chiara strategia di lavoro ma non può attuarla senza risorse finanziarie e sostegno logistico. Il governo deve dotarla immediatamente di tutte le risorse necessarie”.

Siria

Dal 2011 le autorità siriane si sono rese responsabili, nella più completa impunità, della sparizione forzata di decine di migliaia di oppositori o persone presunte tali – attivisti politici, manifestanti, difensori dei diritti umani, giornalisti, avvocati, medici e operatori umanitari – nell’ambito di un attacco massiccio e sistematico contro la popolazione civile che costituisce un crimine contro l’umanità. Migliaia di persone sono state rapite dai gruppi dell’opposizione armata, tra cui il cosiddetto ”Stato islamico”.

Le famiglie degli scomparsi si stanno rivolgendo ai meccanismi della giustizia internazionale. Il 29 giugno 2023 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito un organismo col compito di fare luce sulla sorte delle persone scomparse e rapite dall’inizio del conflitto armato.

“Nel 2011 avevamo un grande sogno e invece abbiamo pagato un prezzo altissimo. Mio marito e mio figlio sono scomparsi nel settembre 2012. Abbiamo superato le nostre paure e siamo arrivati fino alle Nazioni Unite. Quell’organismo è il risultato dell’azione delle nostre famiglie. Ecco qual è la nostra forza. Ora chiediamo di avere un ruolo nel lavoro che svolgerà”, ha detto Fadwa Mahmoud, delle Famiglie per la libertà.

Yemen

Le organizzazioni per i diritti umani yemenite hanno documentato 1547 casi di sparizione forzata dal 2015. Tutte le parti in conflitto, tra cui il gruppo armato huthi e il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, stanno tuttora commettendo tali crimini impunemente, nel disinteresse del mondo. Nel 2021, su pressione dell’Arabia Saudita, il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha posto fine al mandato del Gruppo di eminenti esperti sullo Yemen. Da allora, i tentativi di chiamare i responsabili delle sparizioni a rendere conto delle loro azioni di fronte alla giustizia e di garantire il diritto dei familiari delle vittime alla riparazione sono fermi.

“Ci perseguitano, ci minacciano e ci picchiano durante le manifestazioni ma non ci tiriamo indietro. Siamo determinati ad andare avanti passo dopo passo. Non siamo le madri solo dei nostri figli scomparsi, siamo le madri di ogni persona scomparsa nella regione e continueremo a lottare fino a quando non conosceremo la verità su tutte loro”, ha dichiarato l’Associazione delle madri degli scomparsi in Yemen.