La storia dell’ingegnere italiano scomparso in Guinea equatoriale

27 Luglio 2023

Illustrazione di Gianluca Costantini

Tempo di lettura stimato: 3'

La Guinea Equatoriale è lontana dai riflettori così come le centinaia di prigionieri che languiscono in carcere per anni spesso al termine di processi iniqui.

Qui si trovano in alcune delle più famigerate carceri del mondo, come quella della “Spiaggia nera” di Malabo, descritta da un ex prigioniero come una sorta di buco umidissimo in cui la tortura era la regola.

Dopo essere entrati in carcere, di questi prigionieri non si sa più nulla e i loro familiari non sanno neanche se siano ancora vivi o siano morti.

Tra questi ci sono anche Fulgencio Obiang Esono, un ingegnere italiano di origini equatoguineane, e il suo amico Francisco Micha, un equatoguineano di 68 anni che viveva in Spagna dalla fine degli anni Novanta.

Partiti da Roma per questioni di affari in Togo, dal giorno in cui sono arrivati in Guinea equatoriale, il 18 settembre 2018, sono diventati irrintracciabili. Fin da subito circolano voci sul loro rapimento da parte delle forze di sicurezza e sulla detenzione nella “Spiaggia nera”, voci poi confermate da fonti ufficiali.

I due vengono processati nel 2019 insieme ad altri 110 imputati, tutti accusati di aver preso parte, nel 2017, a un tentato colpo di stato contro il presidente Teodoro Obiang. 

Tutti gli imputati vengono condannati a pene da tre a 90 anni di carcere. Francisco e Fulgencio devono scontare circa 60 anni a testa

Da allora, le loro famiglie vivono un incubo. Non capiscono come un viaggio d’affari in Togo possa essersi concluso in una prigione della Guinea Equatoriale.

“Se sapessi che Fulgencio è morto, con tutto il dolore del mondo l’accetterei e mi riconcilierei con me stessa. Ma non sapere se è morto o ancora vivo è un’agonia senza fine. Le autorità della Guinea Equatoriale non stanno ponendo fine solo alla vita di Fulgencio, stanno ponendo fine alla vita della sua intera famiglia. Voglio solo che il presidente ci dica se è vivo o morto. Ho paura che le autorità stiano facendo tutto questo calcolando che prima o poi ci dimenticheremo di mio fratello. Invece, non lo dimenticheremo”.

Così ha dichiarato la sorella di Fulgencio, logorata da una sofferenza infinita che vorrebbe fermare.

 

*Per saperne di più sulla situazione della Guinea equatoriale, visita la pagina del nostro Rapporto 2022/2023 (eng).