Tempo di lettura stimato: 3'
Domenica 10 luglio Alaa Abd El Fattah, il più noto prigioniero di coscienza egiziano, il “Gramsci del Cairo”, figura iconica del movimento per i diritti umani degli ultimi decenni, arriverà al giorno numero 100 dello sciopero della fame.
Arrestato nel settembre 2019, Alaa Abd El Fattah è stato condannato nel dicembre 2021 a cinque anni di carcere da un tribunale d’emergenza per “diffusione di notizie false”. Stessa sorte per il suo avvocato, Mohamed Baqer, che di anni di carcere ne ha ricevuti quattro. Il 25 giugno entrambi hanno trascorso il loro millesimo giorno di prigionia.
Alaa Abd El Fattah ha intrapreso lo sciopero della fame il 2 aprile per protestare contro la sua ingiusta condanna, le inumane condizioni detentive e il rifiuto della direzione delle carceri di garantire i suoi diritti consolari di cittadino britannico.
La sua protesta ha avuto grande risalto nel Regno Unito, un po’ meno in Italia nonostante dal 28 maggio oltre 100 persone abbiano digiunato a staffetta per 24 ore (alcune di loro più volte) in segno di solidarietà.
Qualcosa nel Regno Unito si è mosso. Come racconta la sorella Mona Seif (che ha digiunato a sua volta per quasi un mese), la ministra degli Esteri di Londra Liz Truss ha dichiarato al parlamento che il suo governo stava “lavorando molto duramente per ottenere il rilascio” di Alaa. Di Alaa si è parlato, sia nelle manifestazioni che negli incontri ufficiali, in occasione della visita ufficiale nel Regno Unito del ministro degli Esteri Sameh Shoukry.
Tuttavia, questi sviluppi paiono incerti e soprattutto lenti rispetto all’urgenza dettata dalle condizioni di salute di Alaa.
Nell’approssimarsi del centesimo giorno di sciopero della fame, Amnesty International ha rinnovato l’appello alle autorità egiziane affinché Alaa sia immediatamente rilasciato e ha sollecitato il governo del Regno Unito a usare tutti i mezzi a sua disposizione per visitarlo in carcere e assicurare la sua scarcerazione.