Covid-19 e scuola: allo Zen di Palermo la didattica non si è mai fermata

3 Giugno 2020

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Intervista alla Dirigente scolastica Daniela Lo Verde, preside dell’Istituto Comprensivo Giovanni Falcone di Palermo, è tra le 57 persone nominate Cavalieri al merito della Repubblica, premiati per essersi “particolarmente distinti nel servizio della comunità durante l’emergenza coronavirus” come scrive la Presidenza della Repubblica.

La sua scuola, intitolata non a caso al giudice Giovanni Falcone, si trova allo Zen un quartiere di Palermo con un alto tasso di criminalità e nel quale sono molte le famiglie che versano in gravi difficoltà economiche. In un contesto come questo, la scuola per gli studenti non è soltanto un luogo dove imparare ma una comunità affettiva e a volte protettiva, che impatto ha avuto la pandemia di COVID-19?

Io credo che la scuola sia anche didattica, ma che sia soprattutto relazione, accoglienza, integrazione, socializzazione e benessere. La nostra scuola negli ultimi anni è diventata un punto di riferimento importante non solo per i bambini, ma anche per le famiglie del quartiere e non soltanto per gli aspetti educativi.

Per esempio, anche prima che arrivasse questa pandemia, ci siamo mobilitati per poter fornire gli occhiali o le cure dentistiche ad alunni che ne avevano bisogno e per creare un senso di comunità e di appartenenza al quartiere e al territorio che ha portato tra gli effetti positivi, a un miglioramento in termini di diminuzione della dispersione scolastica, oltre ad aver generato la fiducia e l’affetto delle persone nei confronti dell’istituzione scolastica e il riconoscimento della nostra presenza sul territorio.

Con l’arrivo del Covid-19, come prima cosa con i miei docenti ci siamo guardati negli occhi e abbiamo provato a capire come potevamo realizzare quella che si chiama didattica a distanza. Abbiamo iniziato con dei messaggi su WhatsApp e con delle videochiamate anche di gruppo, e quando piano piano ci siamo formati, perché non eravamo preparati a gestire le piattaforme, abbiamo iniziato veramente a fare didattica.

Come avete organizzato le forme della didattica a distanza, considerando che è una situazione completamente inedita per la scuola italiana e che quindi non esistono modelli o esempi pregressi da seguire?

Noi abbiamo preso per mano i bambini e anche i genitori, perché non ci possiamo permettere il lusso di dire “prendi pagina 40 e fai il riassunto”, le spiegazioni spesso vanno fatte alle mamme e ai bambini insieme. Nel nostro quartiere i genitori sono mediamente molto giovani e, anche se animati di buona volontà, cosa che non è proprio di tutti, spesso gli mancano gli strumenti per poter seguire i figli. Se si guarda solo agli alunni tralasciando le famiglie non si fa un buon lavoro e non si ottengono i risultati sperati, per questo io credo nel concetto di comunità scolastica: solo così riusciremo a combattere la povertà educativa e a risollevare un territorio che necessita sì di finanziamenti, ma soprattutto di una solida rete sociale e solidale.

Come hanno risposto i bambini e le famiglie alla didattica a distanza e quali forze avete messo in campo per cercare di raggiungere tutti i vostri alunni?

Il lavoro fatto in precedenza con le famiglie e il territorio ci ha permesso di individuare immediatamente le situazioni critiche e grazie al Ministero della pubblica istruzione, a degli acquisti che abbiamo fatto come scuola e a qualche intervento privato, siamo riusciti a dotare una buona parte degli studenti, specie quelli delle scuole medie, di pc o tablet e adesso mi sento in grado di dire che stiamo facendo didattica a distanza per bene. Purtroppo però non è sufficiente perché, sebbene anche in questa forma di didattica i bambini in qualche modo riescano a comunicare, ci sono degli aspetti fondamentali della didattica, come la socializzazione, che restano fuori.

Forse è presto per dirlo, ma che tipo di impatto psicologico pensa possa aver avuto questo periodo di lontananza dalla scuola per i suoi alunni?

Chiaramente questo è differente da bambino a bambino, ci sono bambini che hanno reagito bene e altri che ne hanno sofferto molto. La scuola Falcone è anche sede dell’osservatorio contro la dispersione scolastica e capofila di una rete di 32 scuole, al nostro interno abbiamo 4 docenti specializzati laureati in pedagogia e psicologia che ci sono venuti in aiuto nel caso di bambini o famiglie in difficoltà. Per esempio, proprio in questo periodo, nel caso di un lutto in una famiglia e di una bambina che non riusciva a riprendersi, siamo intervenuti online con una pedagogista per cercare di aiutare la bambina e riavvicinarla alla socializzazione e alla didattica.

Un aspetto psicologico importante da non sottovalutare è sicuramente quello della mancanza di relazione tra coetanei. Anche se adesso nella fase due è possibile andare nei parchi e nella città di Palermo hanno riaperto le ville comunali, purtroppo nello Zen non ci sono parchi vicini, per cui i miei bambini continuano a rimanere in casa o per strada, mentre per loro è fondamentale ritrovare il piacere di stare insieme, soprattutto all’aria aperta.

L’idea che ci è venuta, anche se comporterà un lavoro notevole, ma io sono disposta a fare qualsiasi cosa pur di incontrare il sorriso dei miei alunni, è di mettere a loro disposizione il giardino della scuola. Ho già chiesto alle autorità competenti di aiutarmi ad avere tutte le autorizzazioni e a elaborare un regolamento che garantisca tutte le cautele sanitarie.

So che la sua scuola non si è limitata alla didattica, ma si è fatta carico dei problemi delle famiglie degli alunni attraverso una gara di solidarietà che vi ha visto coinvolti in prima persona nell’aiutare le famiglie degli studenti in questo momento complicato e difficile per molti. Ci vuole raccontare cosa avete fatto?

Ad un certo punto ci siamo resi conto che c’erano dei bisogni da parte delle famiglie dei nostri alunni che stavamo trascurando e che non potevamo permetterci di trascurare ancora a lungo, perché non si può pensare di fare la didattica a distanza se la tavola non si può apparecchiare. Allora abbiamo trovato un modo per aiutare le famiglie in difficoltà, facendo un accordo con un centro commerciale e creando un conto corrente su cui donavamo prima di tutto noi, ma sul quale anche altre persone potevano donare. Abbiamo potuto così dare alle famiglie che ne avevano bisogno dei buoni spesa e un minimo di serenità per poter andare avanti

Ancora non sappiamo come sarà organizzata la scuola a settembre, vuole dare un consiglio alla Ministra Azzolina e alle scuole che si trovano in contesti complessi come quelli in cui lavora ogni giorno?

Credo che questo ministero abbia fatto molto in una situazione che si presentava emergenziale e nuova. Ha messo in campo risorse ed è stato presente, dandoci supporto e dimostrando vicinanza.

Per quanto riguarda settembre, stiamo a vedere che numero di contagi avremo in questa fase due, certamente non possiamo continuare con la didattica a distanza. In qualche modo bisognerà agire, provando a dilatare le giornate scolastiche o trovando delle soluzioni di distanziamento, anche se è complicato far stare lontani i bambini, perché anche in spazi molto ampi, come è giusto che sia, tendono ad avvicinarsi. Non ho soluzioni pratiche da mettere in campo, ma credo che sia necessario riaprirle queste scuole. Al di là del problema lavorativo dei genitori, che è importante ma secondo me è secondario, veramente importante è non far mancare la socialità ai bambini, perché nella scuola dell’obbligo la frequenza è fondamentale e spesso previene i rischi di dispersione o disagio sociale.