Il Consiglio di sicurezza agisca contro il trattamento delle donne e delle ragazze da parte dei talebani

13 Gennaio 2023

Photo by JOHN MINCHILLO/POOL/AFP via Getty Images

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Amnesty International ha sollecitato il Consiglio di sicurezza, che si riunisce oggi a porte chiuse sull’Afghanistan, a trovare i modi per far annullare il divieto, imposto alle donne e alle ragazze, di lavorare, accedere all’istruzione, fare sport e frequentare luoghi pubblici.

Poco dopo il loro arrivo al potere, i talebani hanno impedito alle donne di prendere parte a eventi sportivi e hanno impedito l’accesso delle alunne alle scuole secondarie. Il 20 dicembre 2022, hanno ordinato a tutte le università di non accettare studentesse fino a nuovo ordine. Quattro giorni dopo, hanno imposto alle organizzazioni non governative locali ed estere il divieto di impiegare personale femminile.

“È fondamentale che il Consiglio di sicurezza fermi il declino dei diritti delle ragazze e delle donne afgane, causato da numerose limitazioni discriminatorie adottate via via dai talebani negli ultimi mesi”, ha dichiarato Yamini Mishra, direttrice per l’Asia meridionale di Amnesty International.

“Il Consiglio di sicurezza non deve solo pretendere la fine delle restrizioni nei confronti delle ragazze e delle donne ma deve anche chiedere che cessi la repressione nei confronti di chiunque protesta contro quei provvedimenti”, ha aggiunto Mishra.

Una crisi umanitaria in peggioramento

Con livelli di povertà saliti alle stelle, la decisione dei talebani di impedire alle donne di lavorare nelle organizzazioni non governative ha contribuito ad acuire la crisi umanitaria, causando insicurezza alimentare e malnutrizione e limitando ulteriormente l’accesso delle donne a diritti fondamentali quali salute e istruzione.

Le donne avevano un ruolo fondamentale nel rapporto con le donne beneficiarie dell’assistenza, a causa non solo della segregazione di genere imposta dai talebani ma anche di preesistenti sensibilità culturali.

Le donne e le ragazze sono sempre più espulse dalla vita pubblica e per questo, nei prossimi mesi, pagheranno il prezzo più alto del disastro umanitario poiché gli operatori di sesso maschile non potranno fornire loro aiuti fondamentali.

Almeno tre grandi organizzazioni non governative (Care, il Consiglio norvegese per i rifugiati e Save the children) hanno sospeso le loro attività, non essendo in grado di portarle avanti senza personale femminile. Anche le Nazioni Unite hanno interrotto alcuni programmi e hanno annunciato che potrebbero sospenderne altri.

Attualmente l’assistenza umanitaria in Afghanistan, che comprende anche un fondo di oltre un miliardo di dollari istituito dalla Banca mondiale, è fornita attraverso le agenzie delle Nazioni Unite e i partner attuatori.

“È come se i talebani stessero intenzionalmente portando il paese alla fame. Le loro politiche discriminatorie stanno causando allarmanti livelli di insicurezza alimentare e rendendo l’assistenza internazionale quasi impossibile. Le donne erano già penalizzate nell’accesso ad aiuti fondamentali, ora rischiano di essere completamente tagliate fuori”, ha commentato Mishra.

Accesso all’istruzione compromesso

Accanto al divieto di frequentare le scuole secondarie e terziarie, quello imposto alle donne di lavorare nelle organizzazioni non governative impedirà alle studentesse di accedere ai programmi educativi di comunità. Questi programmi erano l’unica possibilità per circa tre milioni e 700.000 studenti e soprattutto studentesse, grazie soprattutto al lavoro delle insegnanti che ora potrebbero essere qualificate come lavoratrici delle organizzazioni non governative. 

Diniego dei mezzi di sussistenza 

Quando i talebani hanno assunto il potere, le donne che avevano lavorato per il governo (come quelle impiegate nell’amministrazione civile, negli organi di polizia e nel sistema giudiziario) sono state licenziate in massa. A questo provvedimento si è poi aggiunto il divieto di lavorare nelle organizzazioni non governative.

Le nuove regole repressive adottate dai talebani stanno anche impedendo alle donne di accedere ai programmi delle organizzazioni non governative per la distribuzione di mezzi di sussistenza.

Punizioni collettive

Da quando hanno preso il potere, nell’agosto 2021, i talebani hanno violato i diritti delle ragazze e delle donne all’istruzione, al lavoro e alla libertà di movimento, hanno decimato il sistema di protezione e sostegno alle donne in fuga dalla violenza domestica, hanno arrestato donne e ragazze alla minima violazione delle norme discriminatorie e hanno contribuito all’aumento delle spose bambine, ossia dei matrimoni forzati e precoci.

Le donne che protestano pacificamente contro queste norme oppressive vengono minacciate, arrestate, imprigionate, torturate e sottoposte a sparizioni forzate.

Amnesty International chiede ai talebani di permettere immediatamente il ritorno a scuola delle studentesse e quello delle donne al lavoro e negli spazi pubblici. La comunità internazionale deve chiedere ai talebani di annullare le loro norme restrittive, consentire alle donne di tornare a lavorare nelle organizzazioni non governative e assicurare il pieno rispetto dei diritti civili delle donne in tutto l’Afghanistan.

“Le crudeli limitazioni ai diritti delle ragazze e delle donne rappresentano una punizione collettiva nei confronti dell’intera popolazione dell’Afghanistan. Chiediamo al Consiglio di sicurezza di adottare una risoluzione che comprenda misure concrete per porre fine alla sistematica decimazione dei diritti delle ragazze e delle donne in Afghanistan e per fermare il disastro umanitario in corso”, ha concluso Mishra.