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Il 5 maggio i mezzi d’informazione hanno riportato un discorso del sultano di Brunei, Hassanal Bolkiah, secondo il quale lo stato asiatico manterrà la prassi di non eseguire condanne a morte anche dopo l’entrata in vigore, lo scorso 3 aprile, del nuovo codice penale basato sulla shari’a.
“Si tratta di un annuncio positivo” – ha dichiarato Rachel Chhoa-Howard, ricercatrice di Amnesty International sul Brunei – “sebbene le autorità continuino a difendere il nuovo codice penale e le sue vergognose disposizioni. Anche se non verranno eseguite le condanne, la pena di morte resterà in vigore”.
L’entrata in vigore nel codice penale di Brunei di punizioni crudeli e disumane come la lapidazione per le adultere e gli omosessuali o l’amputazione per chi è accusato di furto aveva suscitato forti proteste internazionali.
Nel suo discorso del 5 maggio, il sultano di Brunei ha anche annunciato la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura.