La polizia di New York obbligata a rendere conto della sorveglianza di Black Lives Matter

2 Agosto 2022

@Getty Images / Spencer Platt

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La Corte suprema dello stato di New York, a seguito di un ricorso presentato nel settembre 2020 da Amnesty International Usa e dal Surveillance Technology Oversight Project, ha ordinato al dipartimento di polizia di New York di rendere pubblici i dati sulla tecnologia di sorveglianza facciale usata nei confronti dei manifestanti del movimento Black Lives Matter.

“Le persone che vivono a New York e che chiedono giustizia hanno il diritto di conoscere tutti i dettagli sull’uso della tecnologia di sorveglianza facciale da parte della polizia dello stato nei confronti dei manifestanti del movimento Black Lives Matter. Questa sentenza riconosce che il dipartimento di polizia di New York ha violato la legge trattenendo informazioni su modalità di sorveglianza discriminatorie”, ha dichiarato Matt Mahmoudi, ricercatore di Amnesty International su intelligenza artificiale e diritti umani.

“Quando le forze di polizia operano nell’ombra e violano la legge, siamo di fronte a una minaccia alla democrazia. Ora occorre la messa al bando nei confronti della sorveglianza di massa. Sarebbe il primo passo per smantellare il razzismo delle operazioni di polizia nello stato di New York e per rivendicare il diritto di protesta pacifica senza timore di essere sorvegliati”, ha aggiunto Mahmoudi.

Il giudice Lawrence Love, della Corte suprema dello stato di New York, ha ordinato al dipartimento di polizia di condividere 2700 documenti ed e-mail, riferiti al periodo tra il 1° marzo e il 1° settembre 2020, relativi all’uso della sorveglianza facciale durante le manifestazioni del movimento Black Lives Matter.

Grazie a questa sentenza, Amnesty International Usa e il Surveillance Technology Oversight Project potranno indagare sull’uso della tecnologia per il riconoscimento facciale a New York.