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Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha così commentato il conferimento del premio Nobel per la pace 2022 al Centro per le libertà civili e Memorial, due organizzazioni per i diritti umani rispettivamente dell’Ucraina e della Russia, e al difensore dei diritti umani della Bielorussia Ales Bialiatski.
“Il premio è il riconoscimento del ruolo vitale che coloro che difendono i diritti umani hanno non solo nei loro paesi ma anche, in modo più ampio, nella loro regione. Il messaggio che il Comitato per l’assegnazione del Nobel per la pace ha inviato al mondo è importante: occorre sostenere l’azione dei difensori e delle difensore dei diritti umani e i loro sforzi per documentare i crimini di guerra e gli abusi di potere dei governi. Questo messaggio è tanto più cruciale in questo periodo, nel quale l’aggressione russa ha causato una crisi dei diritti umani di dimensioni incalcolabili in Ucraina e ha provocato la soppressione di ogni forma di dissenso all’interno della Russia e della Bielorussia”.
“Il premio è anche un messaggio di solidarietà. Ales Bialiatski, un pioniere dei diritti umani in Bielorussia sin dagli anni Ottanta, è in carcere per aver documentato, tra le altre cose, il giro di vite contro il dissenso avviato dopo le contestate elezioni presidenziali del 2020. Memorial, una delle più antiche organizzazioni russe per i diritti umani, è stata chiusa alla fine del 2021. Il Centro per le libertà civili documenta i crimini di guerra russi sin dal 2014 e continua a operare nonostante la guerra di aggressione della Russia”.
“Amnesty International è solidale con Ales Bialiatski, Memorial e il Centro per le libertà civili. Sono un’ispirazione e un esempio di coraggio e dedizione per tutte le persone che portano avanti il difficile lavoro sui diritti umani nell’Europa orientale”.