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“Sono sempre stato contro la pena di morte. Così tante persone sono state uccise solo a causa delle loro idee politiche durante il primo regime. Ho deciso di portare avanti la lotta per l’abolizione della pena di morte perché ho visto troppe persone perdere i loro cari”.
Con queste parole, Souleymane Sow, 43 anni, racconta del suo impegnativo percorso per l’abolizione della pena capitale in Guinea.
Souleymane è un nostro volontario da quando era un semplice studente.
Tornato in Guinea ha creato un piccolo gruppo di volontari Amnesty per fare la differenza e promuovere i temi dei diritti umani e abolire la pena di morte.
Insieme ad altre 34 Ong, nel 2017, questi volontari hanno raggiunto il loro obiettivo.
“Quando sono tornato in Guinea, ho fondato un gruppo di volontari e insieme abbiamo iniziato a educare le persone sui diritti umani. Durante le elezioni del 2015 abbiamo lanciato un nuovo programma, incentrato sul rinnovo di tutte le nostre leggi in parlamento“, racconta Souleymane.
“Sapevo che questa era un’opportunità chiave per parlare di un tema così importante. Ho contattato l’ufficio regionale di Amnesty International a Dakar per vedere come si poteva fare pressione contro la pena di morte“.
Momentum, questo il nome dell’associazione, stava crescendo: “Altre 34 Ong avevano deciso di unirsi alla nostra missione per abolire la pena di morte in Guinea” – spiega Souleymane. “Abbiamo organizzato riunioni con ministri e altri deputati, spiegando ad ognuno di essi perché questa terribile pratica dovesse essere abolita. Abbiamo fornito tutte le informazioni necessarie e abbiamo avuto discussioni aperte e oneste“.
“Mentre la nostra campagna si ingrandiva, facevamo di tutto per far sentire la nostra voce: abbiamo distribuito materiale promozionale come adesivi e magliette, chiedendo la fine della pena di morte“.
“Io stesso sono stato invitato al Ministero della Giustizia per discutere ulteriormente la questione, mettendo in discussione le mie argomentazioni, con l’obiettivo di cambiare la loro mentalità:
Era così importante parlare con le persone e spiegare perché la pena di morte dovesse essere abolita.
“Abbiamo ascoltato le loro idee e messo in dubbio i loro ragionamenti, fornendo esempi e argomentazioni sul perché la pena di morte non avesse un posto nella società contemporanea”.
Ogni giorno, per cinque lunghi mesi, Souleymane e i suoi colleghi hanno fatto pressione per portare avanti la loro battaglia.
“Nel 2016, l’Assemblea nazionale della Guinea ha votato a favore di un nuovo codice penale che ha rimosso la condanna a morte dalla lista delle sanzioni applicabili. L’anno scorso hanno fatto lo stesso anche nel tribunale militare“.
“È stato un traguardo incredibile e ha dimostrato l’importanza del potere delle persone. Era la prima volta che così tante ONG si erano unite per fare campagna su un problema. Le persone sono state felici e hanno constatato come il cambiamento è possibile“.
“C’è ancora molto lavoro da fare in Guinea, ma visto l’impatto che possiamo avere, so che si può ottenere molto di più“, ha concluso Souleymane.
Il grande obiettivo raggiunto da Souleymane non è ancora sufficiente.
La situazione in Guinea è ancora drammatica: a giugno 2017, l’assemblea nazionale ha adottato un nuovo codice di giustizia militare. Il codice conteneva inoltre alcune disposizioni che avrebbero potuto indebolire i diritti a un processo equo e a ottenere giustizia, permettendo tra l’altro ai tribunali militari di giudicare civili.