Sud Sudan: ancora niente giustizia per le vittime

16 Agosto 2016

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I nuovi recenti episodi di violenza rendono ancora più evidente la necessità di chiamare a rispondere di fronte alla giustizia i responsabili dei crimini di diritto internazionale commessi durante il conflitto armato del Sud Sudan.

Lo hanno dichiarato oggi Amnesty International e la Federazione internazionale dei diritti umani (Fidh), in occasione del primo anniversario del precario accordo di pace sottoscritto ad Addis Abeba il 17 agosto 2015.

L’accordo di pace prevede che l’Unione africana istituisca un tribunale ibrido per il Sud Sudan per processare persone sospettate di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi a partire dal dicembre 2013.

Il ritorno della violenza, un anno fa, sottolinea che la ricerca della giustizia e la punizione dei responsabili di crimini orrendi vanno assecondate e non ostacolate” – ha dichiarato Elizabeth Deng, ricercatrice di Amnesty International sul Sud Sudan.

L’Unione africana deve smetterla di perdere tempo e deve assumere misure concrete per istituire il tribunale, iniziando da subito a raccogliere e conservare prove dei crimini prima che vadano perse e che la memoria dei testimoni sbiadisca” – ha aggiunto Deng.

Dopo la firma dell’accordo, l’Unione africana e il governo del Sud Sudan hanno fatto ben poco per istituire il tribunale. Nel frattempo, le ostilità sono proseguite e ultimamente si sono persino intensificate, peggiorando ulteriormente la situazione dei diritti umani di milioni di persone.

Durante e dopo i recenti combattimenti tra forze governative e dell’opposizione, la popolazione civile è stata nuovamente vittima di uccisioni, stupri, saccheggi e distruzione di proprietà personali.

La recente escalation di violenza a Juba e in altre parti del Sud Sudan è solo l’ultima di un ciclo di violenze alimentato dall’impunità. Una pace sostenibile rimarrà un miraggio se non si farà nulla per accertare e punire le responsabilità dei crimini commessi in passato” – ha dichiarato Sheila Muwanga, vicepresidente della Fidh.

L’Unione africana deve iniziare a lavorare insieme alle autorità e alla società civile del Sud Sudan per stabilire lo statuto, le procedure, la sede e il personale del tribunale” – ha aggiunto Muwanga.

Le due organizzazioni per i diritti umani hanno ribadito la necessità che tutte le persone sospettate di aver commesso crimini di diritto internazionale durante il conflitto armato del Sud Sudan siano processate in modo equo e che non si faccia ricorso alla pena di morte.

Hanno inoltre chiesto all’Unione africana di assicurare che il tribunale rispetti gli standard internazionali sui processi equi, si basi sulle migliori prassi di altri tribunali ibridi e ad hoc, impieghi anche personale di nazionalità sud sudanese, preveda la partecipazione delle vittime in ogni fase dei procedimenti e garantisca la protezione di queste ultime e dei testimoni.

Ulteriori informazioni
Nel suo rapporto finale del settembre 2015, la Commissione d’inchiesta dell’Unione africana sul Sud Sudan ha raccomandato la creazione di “un meccanismo legale a guida africana, di proprietà africana, di risorse giuridiche africane, sotto l’egida dell’Unione africana e col sostegno della comunità internazionale e soprattutto delle Nazioni Unite, per portare i principali responsabili a rispondere ai massimi livelli giudiziari del loro operato (…) Questo meccanismo dovrebbe impiegare giudici e avvocati sud sudanesi”.

I capi di stato e di governo del Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana hanno approvato l’istituzione del tribunale. In un comunicato del settembre 2015, il Consiglio ha chiesto al presidente della Commissione dell’Unione africana di “prendere tutte le misure necessarie per l’istituzione dell’Alta corte del Sud Sudan e fornire indicazioni generali sulla sede di questo organismo, sulla sua struttura, sul finanziamento, sui meccanismi di esecuzione dei provvedimenti, sulla giurisprudenza da applicare, sul numero e la composizione dei giudici, sui privilegi e sulle immunità del personale della corte e su ogni ulteriore materia relativa”.

Sia Amnesty International che la Fidh hanno ripetutamente raccomandato l’istituzione di meccanismi giudiziari in Sud Sudan, tra cui la rapida creazione di un tribunale ibrido, per processare i responsabili di crimini di diritto internazionale e scongiurare ulteriori violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario nel paese.