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Il 19 febbraio 2019, una corte d’appello turca ha deciso di confermare la condanna di giornalisti e dirigenti del quotidiano Cumhuriyet.
Secondo uno degli avvocati del processo il giornalista Hakan Karasinir, il vignettista Musa Kart, gli avvocati Bülent Utku e Mustafa Kemal Güngor, il garante dei lettori Güray Öz, il dirigente Önder Çelik e il contabile Emre İper saranno trasferiti in carcere per completare le rispettive condanne, inferiori a cinque anni.
“La sentenza di oggi con cui giornalisti e dirigenti di Cumhuriyet tornano in prigione dimostra ancora una volta come procedimenti politicamente motivati e sentenze immotivate ricevano una mera timbratura da parte delle corti d’appello“, ha dichiarato Andrew Gardner, direttore della ricerca e della strategia sulla Turchia di Amnesty International.
“I procedimenti giudiziari ai danni di decine di giornalisti e altri operatori dell’informazione costituiscono un costante affronto alla libertà di stampa e alla giustizia in Turchia. Usando i tribunali per rafforzare la loro stretta sugli organi d’informazione, le autorità hanno ancora una volta messo in evidenza il lato oscuro di un sistema giudiziario guasto. Ciò dovrebbe preoccupare chiunque abbia a cuore la libertà d’espressione”, ha concluso Gardner.
Con oltre 120 giornalisti e altri operatori dei media in prigione, varie migliaia di disoccupati per la chiusura di oltre 160 aziende del settore, l’effetto dell’ultima ondata di erosione della libertà di stampa è chiaro: il giornalismo indipendente, in Turchia, è sull’orlo di un precipizio.
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