Messico, giornalisti uccisi mentre erano sotto la protezione dello stato

7 Marzo 2024

© Amnistía Internacional México

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In Messico, negli ultimi sette anni, sono stati uccisi otto giornalisti che erano registrati presso il Meccanismo per la protezione dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti (d’ora in avanti Meccanismo): un dato che, secondo una ricerca di Amnesty International e del Comitato per la protezione dei giornalisti, indica che quel sistema federale di protezione non funziona bene.

Il Meccanismo è stato creato nel 2012, dopo anni di pressioni da parte della società civile messicana, per proteggere i difensori dei diritti umani e i giornalisti sottoposti a gravi minacce e attacchi a causa del loro lavoro.

Il Messico è lo stato più pericoloso dell’emisfero occidentale per i giornalisti: il Comitato per la protezione dei giornalisti lo documenta dal 1992. Dall’inizio del XXI secolo, i giornalisti uccisi sono stati perlomeno 141, almeno 61 dei quali per motivi direttamente legati al loro lavoro.

L’impunità è la norma. Secondo l’Indice globale dell’impunità, prodotto ogni anno dal Comitato per la protezione dei giornalisti, il Messico è stabilmente ai primi dieci posti per numero di casi irrisolti di giornalisti assassinati. Sempre secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti, il Messico è lo stato col più alto numero di giornalisti scomparsi al mondo: ciò nonostante, non c’è stata neanche una condanna nei confronti dei responsabili.

Oltre agli omicidi e alle sparizioni, i giornalisti messicani subiscono costanti aggressioni, intimidazioni, minacce fisiche e psicologiche da parte di funzionari statali e dei gruppi della criminalità organizzata. La maggior parte delle minacce e degli attacchi scatta quando i giornalisti scrivono di imprese criminali, della militarizzazione della cosiddetta “guerra alla droga” e di corruzione. Lo stesso Meccanismo è arrivato alla conclusione che metà degli attacchi contro i giornalisti proviene da funzionari dello stato.

cifre

 

Sulla carta, il Meccanismo valuta i rischi cui i giornalisti vanno incontro, fornisce misure di protezione e si coordina con le autorità statali e le agenzie federali per mitigare tali rischi.

Alla fine dello scorso novembre, nel Meccanismo erano registrati 651 giornalisti: 469 uomini e 182 donne. Il numero delle richieste di protezione è rapidamente aumentato negli ultimi anni: una nel 2020, 14 nel 2021, 49 nel 2022 e altre 49 nei primi 11 mesi del 2023.

Quasi tutti i 28 giornalisti registrati con cui ha parlato Amnesty International hanno segnalato di aver continuato a subire minacce anche dopo la registrazione e hanno lamentato che l’operato del Meccanismo è lento, burocratico e privo di empatia. Molte giornaliste hanno denunciato che il personale del Meccanismo minimizza la gravità delle minacce e non agisce secondo una prospettiva di genere.

Amnesty International e il Comitato per la protezione dei giornalisti hanno individuato, tra le tante, tre storie che chiamano in causa il Meccanismo.

Rubén Pat Cauich e Gustavo Sánchez Cabrera sono stati assassinati mentre erano sotto protezione, rispettivamente nel 2018 nello stato di Quintana Roo e nel 2021 nello stato di Oaxaca. Alberto Amaro Jordán è ancora vivo ma sta lottando per rientrare nel registro del Meccanismo, che ha deciso che la protezione non è più necessaria:

“Li chiamo al telefono e a volte pare proprio che m’ignorino o pensino che non stia dicendo la verità. La loro valutazione del rischio è piena di errori. Alla fine, hanno deciso di togliermi la scorta”.

La vicenda di Alberto Amaro Jordán non è isolata. Il Meccanismo tende sempre di più a negare, indebolire o annullare le misure di protezione, nonostante gli evidenti rischi che i giornalisti continuano a correre. Manca una formazione adeguata sulle questioni legate ai diritti umani e sulle questioni di genere, le comunicazioni con i beneficiari sono scarne e burocratiche.

Amnesty International e il Comitato per la protezione dei giornalisti hanno sollecitato le autorità federali messicane ad assicurare che il Meccanismo sia dotato di maggiori risorse e che i suoi funzionari ricevano una migliore formazione.