Bosnia, migliaia di migranti confinati in un campo. “In pericolo le loro vite”

27 Marzo 2020

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Le autorità del cantone di Una-Sana, in Bosnia ed Erzegovina, hanno deciso di trasferire forzatamente e confinare migliaia di migranti in una tendopoli del tutto inadeguata situata nei pressi del villaggio di Lipa.

Costringere persone, molte delle quali già vulnerabili, a stare in una tendopoli allestita in tutta fretta in una zona remota, senza assicurare forniture adeguate di acqua né di servizi igienico-sanitari e senza garantire spazi per l’auto-isolamento o l’accesso a cure mediche è una decisione inumana che faciliterà il rischio di infezioni e di decessi evitabili“, ha dichiarato in una nota ufficiale Massimo Moratti, vicedirettore delle ricerche sull’Europa di Amnesty International.

Migliaia di rifugiati, migranti e richiedenti asilo in transito lungo la cosiddetta “rotta balcanica” sono attualmente bloccati nel cantone di Una-Sana, nella Bosnia ed Erzegovina nordoccidentale. Circa 4100 si trovano nei centri temporanei di accoglienza gestiti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, mentre più o meno 3000 dormono in tuguri, edifici abbandonati o in strada e rischiano ora di essere trasferiti nel campo di Lipa.

Dopo la dichiarazione dello stato d’emergenza da parte del governo centrale della Bosnia ed Erzegovina, le autorità del cantone di Una-Sana hanno ordinato il trasferimento di migliaia di migranti, richiedenti asilo e rifugiati nella tendopoli di Lipa in via di allestimento.

Confinare persone in condizioni potenzialmente pericolose non può essere giustificato da ragioni di salute pubblica. Nel contesto della pandemia da Covid-19, le autorità bosniache hanno il dovere di venire incontro ai bisogni di questi gruppi garantendo loro condizioni umane“, ha aggiunto Moratti.

In passato, le stesse autorità erano state denunciate per non aver fornito condizioni adeguate di accoglienza a migranti e rifugiati. A seguito delle proteste delle organizzazioni per i diritti umani, il controverso campo di Vucjak, allestito in un’ex discarica e circondato da campi minati risalenti alla guerra del 1992-95, è stato finalmente chiuso nel dicembre 2019 e le oltre 600 persone che vi risiedevano sono state trasferite altrove.

Le limitazioni ai diritti dei migranti e dei richiedenti asilo nel contesto dell’emergenza di salute pubblica causata dalla pandemia da Covid-19 devono essere legittime, necessarie e proporzionali e non devono discriminare o porre in pericolo persone marginalizzate. Le misure prese dalle autorità del cantone di Una-Sana vanno in tutt’altra direzione“, ha concluso Moratti.