Eseguite in Giappone le prime tre condanne a morte sotto il nuovo governo

20 Febbraio 2013

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Amnesty International ha definito ‘un vergognoso passo indietro da parte del nuovo governo liberaldemocratico del Giappone’ le tre impiccagioni avvenute questa mattina.

Si è trattato delle prime tre esecuzioni dall’entrata in carica, lo scorso dicembre, del governo del primo ministro Shinzo Abe. Amnesty International teme che durante il suo mandato, il numero delle esecuzioni possa aumentare.

Masahiro Kanagawa, 29 anni, è stato impiccato a Tokyo; Kaoru Kobayashi, 44 anni, a Osaka; e Keiki Kano, 62 anni, a Nagoya. Kobayaski e Kano sono stati messi a morte nonostante fossero in procinto di presentare domanda per un nuovo processo.

‘Queste esecuzioni, coperte dal segreto, sono un freddo omicidio premeditato. Le autorità giapponesi non avevamo mostrato pietà già durante il primo governo di Shinzo Abe. Ora rischiamo di essere di fronte a un altro periodo di omicidi a sangue freddo da parte dello stato. Sorge il dubbio che queste esecuzioni siano solo un espediente politico’ – ha dichiarato Roseann Rife, direttrice di Amnesty International per l’Asia Orientale.

‘Chiediamo al ministro della Giustizia di non firmare ulteriori ordini di esecuzione e, piuttosto, di considerare il fatto che oltre due terzi dei paesi non ricorre più alla pena di morte e non dà retta a chi ne sostiene la necessità. Il Giappone è in un’isolata minoranza. Sollecitiamo il ministro ad avviare un dibattito pubblico sull’uso della pena capitale’ – ha aggiunto Rife.

Durante il primo governo di Shinzo Abe, dal settembre 2006 al settembre 2007, vennero eseguite 10 condanne a morte, il più alto numero mai registrato sotto un governo liberaldemocratico. Considerando che l’attuale ministro della Giustizia di Shinzo Abe ha pubblicamente manifestato il suo sostegno alla pena di morte, il rischio è che quel numero possa essere superato.

Nei bracci della morte del Giappone si trovano 134 prigionieri, uno dei numeri più alti in oltre mezzo secolo. Di solito i prigionieri apprendono dell’imminente impiccagione solo poche ore prima, ma in alcuni casi non c’è preavviso. Le loro famiglie vengono a saperlo a esecuzione avvenuta.

FINE DEL COMUNICATO                                                  Roma, 21 febbraio 2012

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