Giappone, proseguono le impiccagioni, segnale di assenza di leadership

3 Agosto 2012

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Amnesty International ha espresso profondo disappunto per le due impiccagioni eseguite la mattina del 3 agosto in Giappone.

Junya Hattori, 31 anni, condannato a morte nel 2002 per lo stupro e l’omicidio di una ragazza di 19 anni, e Kyozo Matsumura, 31 anni, condannato a morte nel 2007 per aver ucciso due familiari, sono stati impiccati rispettivamente a Tokio e a Osaka.

Dopo l’intero 2011 trascorso senza esecuzioni, quest’anno il Giappone ha eseguito già cinque condanne a morte. In attesa dell’impiccagione restano ora 130 prigionieri.

Amnesty International si è detta rammaricata per il fatto che anche il nuovo ministro della Giustizia, Makoto Taki, nominato all’inizio di giugno, abbia autorizzato l’esecuzione di condanne a morte.

Così facendo, sottolinea l’organizzazione per i diritti umani, le autorità giapponesi scelgono di trincerarsi dietro il sostegno dell’opinione pubblica piuttosto che dimostrare leadership impegnandosi verso l’abolizione della pena capitale.

 

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