@ Amnesty International
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Questa nuova ondata di esecuzioni non renderà il Giappone un paese più sicuro, e non affronta il perché delle persone siano state attratte da un culto che ha orchestrato una serie di orribili crimini, ha commentato Amnesty International dopo la messa a morte di altri sei membri della setta religiosa Aum Shirikyo.
Solo a luglio, 13 persone sono state messe a morte per il loro coinvolgimento negli attacchi con il sarin nella metropolitana di Tokyo, in cui morirono 13 persone e migliaia restarono ferite, e per altre attività illegali. L’ultima volta in cui in Giappone ebbero luogo più di 10 esecuzioni in un anno fu il 2008. È anche inconsueto che in Giappone siano portati avanti due gruppi di esecuzioni nello stesso mese.
“Così tante esecuzioni, ben 13 persone uccise in poche settimane, non rendono affatto la società giapponese più sicura. Le impiccagioni non danno risposte sul perché gli adepti fossero attratti da un leader carismatico e dalle sue idee pericolose”, ha commentato Hiroka Shoji, ricercatrice di Amnesty International sull’Asia orientale.
“Prendere una vita come rappresaglia non è mai una risposta. Per le autorità giapponesi è venuto il momento di stabilire una moratoria immediata su tutte le esecuzioni e di promuovere un dibattito informato sulla pena di morte come primo passo verso l’abolizione”, ha aggiunto Hiroka Shoji.
Le sei persone messe a morte nelle prime ore di giovedì erano: Satoru Hashimoto, Yasuo Koike (Hayashi), Kenichi Hirose, Kazuaki Okazaki (Miyamae), Toru Toyota, Masato Yokoyama. Quattro di loro erano in attesa di una risposta alla richiesta di riesame del loro processo.
Da più di 40 anni Amnesty International porta avanti la campagna per l’abolizione della pena di morte e si oppone alla pena di morte in tutti i casi senza eccezioni, indipendentemente dalla natura del reato, le caratteristiche del colpevole e il metodo di esecuzione.