Revisione periodica universale: l’Italia non accetta raccomandazioni su migranti e rifugiati

12 Marzo 2020

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Il 12 marzo si è concluso, presso il Consiglio Onu dei diritti umani, la Revisione periodica universale dell’Italia, cui Amnesty International ha contribuito in maniera significativa con un proprio dossier.

Il governo italiano ha accolto 292 delle 306 raccomandazioni formulate dagli altri stati.

Amnesty International ha apprezzato l’accoglimento delle raccomandazioni relative alla creazione di un’Istituzione nazionale sui diritti umani, al contrasto al discorso e ai crimini d’odio e alla fine della discriminazione nei confronti delle comunità rom, con particolare riferimento al diniego del diritto a un alloggio adeguato.

Va sottolineato che analoghe raccomandazioni sui diritti dei rom erano state accettate anche in precedenti sessioni della Revisione periodica universale. Ciò nonostante, l’Italia ha portato avanti le sue politiche di segregazione abitativa e di sgomberi forzati, venendo meno alle richieste di porvi fine da parte del Comitato dei diritti sociali del Consiglio d’Europa.

Purtroppo, tra le raccomandazioni non accettate formalmente dall’Italia, ve ne sono alcune riguardanti in particolare il divieto di respingimenti collettivi e di non respingimento.

Nonostante il governo italiano abbia dichiarato di fronte al Consiglio Onu dei diritti umani che “l’Italia non [ha] mai eseguito espulsioni collettive“, sentenze italiane e della Corte europea dei diritti umani hanno dimostrato il contrario.

Amnesty International si è detta profondamente rammaricata per il fatto che nessuno degli stati abbia raccomandato all’Italia di subordinare la propria collaborazione con la Libia all’abolizione del sistema di detenzioni arbitrarie e alla cessazione di ulteriori violazioni dei diritti umani ai danni dei migranti e dei rifugiati in Libia.

Tale collaborazione, recentemente rinnovata per altri tre anni, ha condotto alla detenzione di migliaia di uomini, donne e bambini in centri dove la tortura è all’ordine del giorno e situati nei pressi delle zone dove è in corso un conflitto armato.

Vi sono inoltre altri modi con cui l’Italia ha continuato a violare i diritti dei migranti e dei rifugiati: cancellando le garanzie in favore dei richiedenti asilo provenienti da paesi considerati “sicuri”, una prassi contraria all’obbligo di esaminare ciascuna situazione individualmente; limitando l’accesso alla protezione umanitaria, che ha causato l’aumento del numero delle persone finite in situazioni di indigenza e marginalità; e – come recentemente denunciato in un rapporto pubblicato il 3 marzo – criminalizzando e impedendo le attività di soccorso in mare delle Organizzazioni non governative.