©Sefa Karacan/Anadolu Agency via Getty Images
Tempo di lettura stimato: 3'
“Dopo essere stato avvelenato, ingiustamente imprigionato e torturato, Aleksei Navalny è deceduto, dopo 37 mesi di sofferenza dietro le sbarre, a seguito di un trasferimento in una delle carceri più remote e dure della Russia. Aleksei era un prigioniero di coscienza, detenuto solo per aver denunciato un governo repressivo”.
È quanto dichiarato da Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, che ha poi aggiunto:
“Navalny chiedeva libertà politica per sé e i suoi sostenitori; denunciava la corruzione e sfidava Putin. La sua morte è una testimonianza devastante e grave delle condizioni di vita sotto il regime oppressivo e repressivo del Cremlino. Ha pagato il prezzo più alto per aver espresso la propria opinione critica e per aver difeso la libertà d’espressione. Amnesty International è al fianco di tutti coloro che lottano per i diritti umani dentro e fuori i confini della Russia”.
“Navalny è stato privato delle cure mediche, è stato tenuto per lunghi periodi in isolamento ed è stato vittima di sparizione forzata, quando è stato trasferito in una delle colonie penali più lontane che ci siano, vicino al Circolo polare artico. Le autorità russe hanno rifiutato di indagare adeguatamente e di essere trasparenti sulle precedenti accuse di violazioni dei suoi diritti umani”.
“Mentre è in corso la ricerca di giustizia, è chiaro che abbiamo poche vie a nostra disposizione. È quindi fondamentale che la comunità internazionale intraprenda azioni concrete affinché tutti coloro che sono responsabili della morte di Navalny rendano conto delle proprie azioni. Dobbiamo urgentemente chiedere alle Nazioni Unite di utilizzare le loro procedure e i loro meccanismi speciali per occuparsi della morte di Navalny”.
Il Servizio federale delle prigioni russe (Sfpr) ha annunciato che Aleksei Navalny si è sentito male mentre camminava nel cortile del carcere e ha perso conoscenza. Nonostante le tempestive cure mediche e l’arrivo di un’ambulanza, tutti i tentativi di rianimarlo sono risultati vani. L’Sfpr ha annunciato che le cause della morte sono in via di accertamento.
Ai sensi del Protocollo del Minnesota delle Nazioni Unite sulle indagini circa possibili morti illegali, gli stati hanno l’obbligo di svolgere indagini rapide, imparziali ed effettive sulle circostanze e le cause di ogni decesso in custodia. Le autorità devono garantire, tra l’altro, un’autopsia indipendente da parte di esperti indipendenti in medicina legale alla presenza di osservatori internazionali e della famiglia Navalny.